La libertà del Bambino e dei suoi piccoli e inermi adoratori non si può rubare
Nulla di nuovo, da duemila anni (ma dovremmo dire dalle origini ferite dal peccato): sullo sfondo del presepio del 2020 non poteva mancare il castello di Erode, cupa spelonca dove si trama il male generato dall’invidia satanica.
Uno dei tratti inconfondibili dell’opera del demonio è infatti la divisione figlia della gelosia e dell’invidia, spesso fomentata dal potere terrorizzato dall’indifesa libertà che risplende nel Bambino Gesù.
Facile accanirsi contro di Lui, è un neonato, puoi fargli di tutto, non sa difendersi. Ma se lo accogli ti fa libero di una libertà sconosciuta ai figli dell’uomo, quella che ti apre il cuore sino ad amare perfino chi ti spia e tradisce per toglierti la libertà.
Ma Erode non sa che la libertà del Bambino e dei suoi piccoli e inermi adoratori non si può rubare. Resiste incorrotta anche alle denunce, alla prigione, persino alla morte. E’ la libertà che sgorga, come acqua pura, dalla fonte dell’innocenza, quella della comunione con Dio che avevamo lasciato nel Paradiso perduto, e che proprio quel Bambino è venuto a ridonarci.
La sua vittoria sulla morte attraverso la Croce sulla quale è salito è infatti l’esperienza liberante che niente e nessuno potrà mai strappare dall’intimo di chi lo ha accolto.