Come Maria affidiamoci alla potenza di Dio
Questa domenica è l’ultima tappa preparatoria alla grande festa di Natale. Dopo aver dato spazio alla figura dell’austero Giovanni Battista come modello sempre valido per vivere il tempo dell’Avvento e prepararci ad accogliere il Signore, la liturgia ci presenta Maria come colei che, in primo piano, ha preparato la nascita storica di Gesù.
Il tono di questa domenica è quindi dato principalmente dal testo evangelico, lo stesso che abbiamo seguito poco fa nella solennità dell’Immacolata Concezione (8 dicembre). L’episodio qui narrato ci presenta il “SI” pronunciato da Maria: essa ha detto “sì” e si è fatta così serva del Signore. E’ proprio quest’atteggiamento, di chi si mette a servizio e assume un impegno, che ha permesso al progetto salvifico di Dio di farsi storia. Maria infatti permette a Dio di entrare nella sua esistenza e di imprimerle una svolta radicale, un orientamento inimmaginabile.
Dopo il saluto iniziale rivolto alla “piena di grazia”, confermato dalle parole rassicuranti (“Non temere, Maria, hai trovato grazia presso Dio”), l’angelo Gabriele esprime la prima parte dell’annuncio o della vocazione di Maria. “Ecco concepirai un Figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Le parole angeliche, che ricalcano in qualche modo lo schema degli annunci delle nascite bibliche, riprendono l’annuncio profetico di Isaia al re Acaz: “Ecco la vergine concepirà nel seno e partorirà un figlio e tu lo chiamerai Emmanuele”.
Il nome Gesù e simbolico o profetico, ed allude alla salvezza di Dio. La prima qualifica in forma assoluta (“Sarà grande”) è un appellativo(come “santo”) riservato nei salmi solo a Dio. Esso dà all’espressione “Figlio dell’Altissimo” uno spessore forte, cioè egli sarà riconosciuto legittimamente come Figlio di Dio. E un segno di quest’identità misteriosa è la sua nascita dalla vergine di Nazaret. Inoltre, i verbi al passivo suggeriscono che Dio stesso sta all’origine della proclamazione e del riconoscimento dell’identità misteriosa di Gesù. Le ultime parole dell’angelo Gabriele sono chiare sul destino messianico del figlio concepito e partorito dalla Vergine Maria. Il destino del nascituro in rapporto alla speranza messianica riguarda, nel senso primario, la “casa di Giacobbe (Israele), secondo le promesse fatte al re Davide per mezzo del profeta Natan; ma bisogna estendere quest’espressione ampliandone l’orizzonte all’intero popolo di Dio. Si tratta del suo senso o significato plenario.
La seconda parte dell’annuncio dell’angelo è introdotta dalla domanda della vergine di Nazaret: “Com’è possibile questo?”. L’angelo rimanda alla potenza dell’Altissimo. E alla fine egli annuncia il segno di conferma, il concepimento di Elisabetta che tutti dicevano sterile, affermando anche espressamente che “Nulla è impossibile a Dio”. Questa professione di fede sull’onnipotenza di Dio è il punto focale del racconto dell’Annunciazione. Ritroviamo le stesse parole nel libro della Genesi quando l’angelo di Dio promette un figlio ai vecchi Abramo e Sara. L’angelo disse ad Abramo: “Perché Sara ha riso? C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data, e Sara avrà un figlio”. Anche il profeta Geremia l’ esprime in una preghiera: “Ah Signore Dio, tu hai fatto il cielo e la terra con grande potenza e con braccio forte; nulla ti è impossibile”. Anche nel libro del profeta Zaccaria, il Signore che vuole salvare il suo popolo dice: “Se questo sembra impossibile agli occhi del resto di questo popolo, sarà forse impossibile anche ai miei occhi? Ecco, io salvo il mio popolo dalla terra d’Oriente e d’Occidente”.
“Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Come Maria, impariamo ad ascoltare il piano di Dio e ad affidarci alla sua onnipotenza. Ci aiuti la madre del Salvatore a rispondere come lei con un “sì” generoso, libero e responsabile a Dio, aderendo al suo progetto di salvezza che si realizza nel suo Figlio Cristo Gesù.
Don Joseph Ndoum