La speranza più forte di ogni paura!
La Buona Novella – Introduzione al Vangelo della Domenica – I DOMENICA DI AVVENTO- Mc 13,33-37
La speranza più forte di ogni paura!
A te, Signore, innalzo l’anima mia, mio Dio,
in te confido: che io non resti deluso!
Con il Salmo 24 si introduce la Liturgia Domenicale di un nuovo cammino liturgico annuale, aperto tutti gli anni dal Tempo forte dell’Avvento: attesa e impegno, fiducia e vigilanza, pazienza e speranza nel corso della storia che aspetta con ansia il compimento della vita nel Regno di Dio, dove ogni fame e sete saranno saziate non ci sarà ansia di nessun tipo, perché l’uomo troverà pienamente ciò che solo può completarlo: Dio.
Che il Salmista risvegli in noi la capacità di innalzamento e di affidamento.
“Innalzare l’anima”, frase poetica che mi fa pensare a dei monaci benedettini, al chiarore dell’alba, nel loro chiostro o ai mistici arabi vicini alle loro splendide moschee, mi rimanda con gaudio allo struggimento di un padre e di una madre che abbracciano per la prima volta un neonato, il loro figlio, o ad una appassionata danza tra due innamorati. È l’atteggiamento umano di chi non è accasciato e sdraiato, ma si protende verso un sogno, un desiderio, una meta, un ideale. Per noi è il cammino ecclesiale come Sposa che brama ricongiungersi con lo Sposo, Cristo Gesù.
Nei Vangeli Gesù stesso ci parla, nonostante la piena e definitiva redenzione attualizzatasi in Lui, di una continua manchevolezza e di un perenne inappagamento della comunità credente. Egli anticipa spesso che anche noi siamo in balia di onde, nelle quali la fede tremula, la carità annaspa e la speranza svanisce. Se ad Auschwitz, o nelle guerre mondiali molti filosofi e pensatori hanno esclamato: “Dov’è Dio?”, ora credo che dovremmo iniziare un laico ed universale Salmo nel tempo della pandemia a partire da questa domanda: “Dove sei, uomo?”.
Amici, fratelli, sorelle!
Che siamo tutti nella stessa barca, forse lo abbiamo capito.
Che dobbiamo lasciare il timone ad una sola guida, lo Spirito della Verità, lo Spirito dell’Amore, questo ancora fatichiamo ad accettarlo.
Coraggio, abbandoniamo le paure.
Lasciamoci scrollare di dosso le reticenze.
Usciamo dalla stiva della solitudine e del “si salvi chi può”.
Prima di cadere nel pericoloso e disumano “tutti contro tutti”,
guardiamo a Cristo, fondamento solido, bussola, ma non solo,
Amico, Salvatore, Tesoro, Dio, Amore, “Tutto per noi”. (S. Ambrogio)
E buttiamo a mare ciò che non fa salpare la nave verso la libertà: il peccato che ci intralcia, la tristezza che ammazza gli anticorpi di una vita serena e gioiosa, l’isolamento che ci contagia del virus dell’indifferenza, il vuoto interiore che ci paralizza nel cammino. E ricordiamo, col Salmo 24, che …
… chi spera in Te, non resta deluso!
Buona Domenica!
don Domenico Savio
Ma vivere davvero implica non avere speranza,non avere la minima preoccupazione del domani(il che non significa vivere nella disperazione o nell’indifferenza). Noi non viviamo, siamo semplicemente alle prese con la morte, col passato o col futuro. Vivere è la rivoluzione suprema. E per vivere non c’è bisogno di schemi… gli schemi sono il passato ed il futuro. Appartengono alla morte. Quello che è stato o l’utopia di quello che dovrebbe essere. La nostra mente è prigioniera di uno schema nel quale si muove e funziona. Questo schema mi sembra che racchiuda l’esistenza stessa della mente. É fatta di passato e di futuro, di speranza e di disperazione, di confusione e di un ordine utopistico. É una continua oscillazione tra ciò che è stato e quello che dovrebbe essere. Stanno così le cose? E allora mi domando se sia possibile che la mente non abbia schemi e sia libera da questa continua oscillazione del desiderio tra il passato e il futuro. Mi sembra possibile. Significherebbe vivere ora, nel presente. Vivere davvero implica non avere speranza.