Da esperienze improbabili nascono fiori inaspettati
Per “caso” questa estate è stato pubblicato sul blog Il Centuplo, un mio post. Recentemente, sempre per “caso”, una foto mi ha fatto rincontrare virtualmente Giorgio, il direttore del blog, e così è nato un “perché non scrivi qualcosa per noi?”
Il compito non facile, e’ quello di portare il meglio di me. Io studiosa di Dharma e di filosofie orientali, interessata alla psicologia buddista, alla meditazione e all’energia, scrivo per un blog cattolico: tutto sorprendente e meravigliosamente contraddittorio. Proprio come piace a me.
La proposta da me accettata al volo, con gioia e gratitudine, mi ha mosso un sorriso compiaciuto e sorpreso, conscia dell’inevitabile: l’improbabile ha sempre avuto un fascino particolare in me, il nuovo ancor di più e la complessità è la mia normalità. Dunque, gli ingredienti per fare qualcosa di buono credo ci siano.
Nella vita mi ritrovo sempre più frequentemente a portare la mia esperienza e un pensiero che chiamo “trasversale”. Sono parole e pensieri molto semplici i miei, che però toccano trasversalmente corde comuni a tutti gli esseri umani, indipendentemente dall’età o dall’occupazione.
Adolescenti, adulti, anziani, manager, insegnanti, educatori.. tutti, semplicemente, esseri umani, così diversi e così uguali nel cercare solo una via per essere felici. Eccomi qui a credere ancora di più nella visione ampia, dove la diversità è un accrescimento non una limitazione, è una risorsa per espandersi, soprattutto oggi in un mondo in ritirata.
Mi piace credere nella “possibilità”, nel giusto equilibrio fra regola e libertà, credo nel diritto alla felicità e perché no anche nel diritto a viaggiare leggeri. Basta cercare.
E così, pian piano, scriverò di com’è per me questo tempo fra fatica e soddisfazione, di come nell’ombra ho imparato ad aspettare che l’occhio si abituasse alle sagome per poi cercare la luce, di come nell’incertezza mi muovo da tempo e di come quest’anno sono diventata una funambola in equilibrio sulla fune.
Eccomi qui, a scrivere di me in un blog così lontano e così vicino al mio sentire, dove l’accoglienza e la pace sono un mantra comune da cantare insieme.
Grazie a Il centuplo per allargare il respiro e abbracciare pensieri simili ma diversi, esaltandone la bellezza della peculiarità. Pronta dunque a partire, consapevole che da esperienze improbabili nascono fiori.
Chiudo con un pensiero a me caro che “per caso” mi è capitato proprio oggi sotto agli occhi:
“In che cosa consiste l’ideale di una religione universale? Non si tratta di una filosofia universale, né di una mitologia universale, né di un rituale universale. Implica che il mondo debba continuare a girare come le ruote di un ingranaggio.Che cosa possiamo fare? Possiamo farle girare senza scossoni, possiamo diminuire le frizioni, possiamo oliarle. Come? Essendo consapevoli della diversità. Proprio come abbiamo preso coscienza dell’unità, così per nostra natura dobbiamo prendere coscienza della diversità. Dobbiamo imparare che la VERITÀ PUÒ ESPRIMERSI IN MILLE MODI, e che ciascun modo è vero. Dobbiamo imparare che la stessa cosa può essere considerata da cento punti di vista diversi, pur rimanendo sempre la stessa cosa.” (Svami Vivekananda)