Ricordando Nadia Toffa stiamo vicini a chi ha il cancro
Ricorderete tutti Nadia Toffa, la conduttrice de Le Iene colpita da un grave cancro che l’ha uccisa dopo un anno e mezzo di battaglie contro la malattia.
Ieri di un anno fa moriva. Dopo aver combattuto con grinta, tenacia, sorrisi. È stata amatissima ma anche criticata per questo, per aver definito “guerrieri” i malati di cancro, e perché ha rifiutato, fino alla fine, di essere considerata “malata”.
Ha avuto il sostegno di milioni di persone, l’appoggio morale e affettivo da parte di personaggi famosi e dei suoi fans, e questo probabilmente l’ha aiutata. Perché, a differenza del signor “Chiunque” che si ammala, ha ricevuto ogni giorno innumerevoli messaggi e attestati di affetto. E anche per questo, ha scelto di condividere con il suo pubblico la sua malattia, che poteva anche tenere per sé, fino alla fine.
La sensazione che suscita la sua storia, penso che possa comprenderla appieno solo chi il cancro l’ha vissuto sulla sua pelle, solo chi ha avuto dentro quella bestia maledetta, quel mostro altro da sé che nulla ha a che vedere con se stessi e che non si capisce da dove sia venuto, e perché sia venuto. Ma credo anche che dovrebbe far riflettere tutti, e spingere ognuno a essere vicini, con delicatezza, rispetto, all’amico, al parente, al vicino di casa che ha la sfortuna di incontrare quel mostro. Perché il cancro, fidatevi, fa già abbastanza paura a chi ce l’ha.
Non bisogna temere di esserci per chi sta combattendo la battaglia più importante della sua vita, che già si sente “difettoso” di suo. Né mostrare un egoismo indifferente alla sofferenza altrui. Perché gli altri siamo noi, sempre. E quel sempre, quando arriva non suona il campanello. Ma sfonda direttamente la porta.