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Perchè mi piacciono le Sante Messe ai tempi del Covid

Forse non vi interessa granché, ma volevo dirvi che mi piacciono le messe in tempo di pandemia.

Nessuno in ritardo. Si entra ordinatamente e si occupano tutti i posti disponibili, a partire dalle prime panche.

Canta, bene, chi sa farlo. Organo e cantore.

Gli altri ascoltano. Ogni tanto fa bene.
Anche l’ascolto è una forma di partecipazione.

Si prega insieme, a bassa voce. Finalmente all’unisono e guidati.

Niente turbolenze o attraversamenti della navata, allo scambio della pace.
Gli occhi, sopra la mascherina, imparano a sorridere.

Niente chiacchiericcio di comari.
Gli unici a portata di bisbiglio, sono coppie di moglie e marito, che grazie a Dio, non hanno urgenze comunicative, durante la messa.

Un raccoglimento raro. Una compostezza degna del momento.

Alla Comunione nessuna gara a chi arriva primo.
In piedi chi La riceve. In attesa.

Alla fine nessuna fuga liberatoria.
Finalmente il canto finale non riguarda solo pochi intimi.

Tutto questo finirà, certo. Grazie a Dio.
Ma mi piacerebbe che ciò che ora è disciplina diventasse, a poco a poco, consapevolezza.

Per un’educazione, in cui un virus ha potuto più dello zelo dei nostri parroci.

Franca Negri

Un pensiero su “Perchè mi piacciono le Sante Messe ai tempi del Covid

  • Roberto Tauma

    Un nuovo “ordine religioso”? Meglio di prima? Si ascolta di più? É solo tutto più ordinato nella forma…una paura in più. E presto occorrerà il passaporto Covid anche per accedere alle Chiese. Un nuovo ordine, certamente, ma stabilito da un capitalismo sanitario che ci vuole non “ascoltatori” autonomi e consapevoli e fedeli… Ma solo automi e tutti sotto controllo.

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