La politica da Bar dello Sport
Carissimo lettore, avrei piacere di farti conoscere una mia riflessione che mi consente di fare un parallelismo tra due argomenti totalmente italiani.
La riflessione può essere considerata bislacca, originale, fin troppo originale e per certi versi surreale, ma ti assicuro che ricalca in maniera verosimile il carattere del nostro popolo.
Se parliamo di sport, l’italiano ha da sempre prediletto, facendone una questione di culto sfrenato, tifo e passione per il calcio. Non c’e’ altro sport che possa rivaleggiare con lui. I vecchi filmati ci riportano indietro negli anni, in particolare ai mondiali di ogni epoca che hanno rappresentato e rappresentano ancor oggi la sfida suprema, l’agognata rivincita, l’apoteosi di un popolo che non sara’ mai sazio delle imprese dei suoi giocatori dello sport, gli eroi che ci fanno rivivere ad ogni scadenza quadriennale, la gioia di una rivincita.
Il parallelismo che vorrei fare, non riguarda essenzialmente l’amore dell’italiano per il calcio, sarebbe fin troppo evidente ed anche superfluo. Vorrei indagare la possibilità che lo stesso gioco possa avere dei punti di contatto evidenti perfettamente coincidenti con la politica e con ogni sua strategia.
Ci si chiedera’ : “in che senso?”.
E’ molto semplice! Se dovessimo fare una lezione di tecnica calcistica, di schieramento dei giocatori in campo, probabilmente ci verrebbero in mente alcuni schemi da sempre adottati dall’allenatore. Potremmo chiederci quali siano i migliori ma non servirebbe allo scopo.
In realtà per chiarire il concetto, voglio riferirmi a quelle famose strategie difensive adottate dal famoso Nereo Rocco, un vecchio allenatore degli anni ’60, come ad esempio il famoso catenaccio, c.d. calcio all’italiana, (schema tattico adottato dagli anni ’40 agli anni ’70 che ebbe diverse fortunate stagioni per la sua squadra il Milan che vinse diversi campionati, coppe dei campioni, coppa delle coppe, coppa intercontinentale …..) o a certi schemi che riproducono un gioco che tende a fare melina, a perdere tempo, stancando l’avversario, (per la Treccani si tratta di una serie di azioni costituite da passaggi sterili tra compagni per guadagnare tempo, al fine di salvare il punteggio acquisito).
Immediatamente ci vengono in mente la difesa dell’Italia, o dello stesso Milan, del citato allenatore o di un altro illustre collega come Helenio Herrera.
Chi non ricorda il mediano per eccellenza Romeo Benetti difensore dal contrasto duro o i capaci e mobili difensori come Burgnich e Facchetti?
Certe partite potevano vincersi adottando questi schemi che ad essere sinceri potremmo dire non esprimono certamente il massimo per una squadra.
Ora quale e’ il collegamento con la politica?
E’ presto detto, la strategia calcistica può paragonarsi per certi versi ad uno schema di gioco del calcio. Per vincere una partita non c’e’ solo il centrocampo o la difesa, ci vuole anche un attacco che sappia portare la palla in gol. Ebbene a me sembra che quasi sempre, le scelte politiche attuate in campo calcistico coincidono molto probabilmente ad un gioco costituito da continui passaggi, una sorta di “melina sine die“, che non trova e secondo me non può trovare l’affondo personale di qualche valido attaccante che possa tirare la palla in porta.
Volendo fare un parallelo, e’ come se il gioco non trovasse mai uno schema d’attacco idoneo a sfondare la difesa avversaria.
Possiamo immaginarci dei passaggi infiniti, ripetuti fino alla noia che a volte possono creare qualche problema anche alla difesa perché si mette in pericolo il nostro portiere che non trova nei nostri difensori, un valido muro atto a respingere gli attacchi avversari.
Il catenaccio può servire per la prima mezz’ora, poi i giocatori cominciano a stancarsi, soprattutto se siamo nella ripresa.
Cosi’ non sarebbe difficile immaginare un continuo rimpallo di leggi, di discussioni, emendamenti, di approvazioni, di contestazioni che non fanno altro che prolungare l’iter per l’approvazione di una legge importante.
Il tempo scorre in campo, come nelle aule parlamentari, ma le continue discussioni come i continui palleggi, gli inutili passaggi (burocratici), non riescono a finalizzare l’azione, cosi’ tutto rimane sospeso.
Un limbo interminabile di gioco e purtroppo in politica uno spazio che dilata il tempo nell’attesa spasmodica di avere una risposta risolutiva che sblocchi finalmente il risultato, facendo crescere la sfiducia negli spettatori che cercano come negli elettori di vedere concluso l’iter di una legge o meglio che si risolva un problema a cui nessun giocatore o parlamentare o capo politico di un partito, sia stato in grado di dare un’adeguata soluzione.
E’ evidente anche un altro aspetto, che prima che si giochi la partita, qualsiasi allenatore o giocatore, elogia la compattezza della squadra, esprimendo fiducia nello schema che la squadra utilizzerà in campo.
Tutti si entusiasmano dando fiducia e coraggio ai tifosi distribuiti sugli spalti pieni e affollati, perchè quasi tutti hanno pagato il biglietto, tranne qualche politico che si prenota prima raccomandandosi ad un giudice o ad un ministro.
“Ma e’ la prassi italica, d’altra parte siamo italiani!”.
Ma fino a quando durerà questa melina? Ma quanto dureranno questi passaggi inconsistenti, questi cross senza una precisa direzione?
Non sempre in campo potranno giocare i Benetti, i Burgnich, i Facchetti, gli oriali, i rivera, i riva, i mazzola ecc.…. la squadra cambia come i colori e le nuove formazioni di partito.
Il gioco purtroppo non si rinnova dovrebbe trovare una spinta, un Bobby Charlton, un Maradona, un Ronaldo, un Messi.
Ma credo che il problema non riguardi l’assenza di assi del calcio, di eccellenze calcistiche, il problema e’ del gioco, c’e’ qualcosa che manca nel voler realizzare una vittoria, la volontà di completare l’opera, un’opera di risoluzione, di finalizzare un’azione.
Se giochiamo di rimessa, se palleggiamo, se difendiamo e spesso anche male la nostra porta, se non attacchiamo se non ci sforziamo di risolvere i problemi che abbiamo in campo, sara’ difficile quanto inutile vincere le sfide.
Contrariamente la realtà ci porta indietro alla fase del pre-partita, quando dobbiamo iniziare a giocare, in quel preciso istante siamo superlativi, diamo sfogo alla retorica, creando grandi aspettative, incantiamo con le parole ma commettiamo un errore fondamentale, quello che ci ha fatto perdere numerose partite, anche importanti, non mettiamo in pratica la nostra azione, il nostro gioco, continuiamo a palleggiare, come le responsabilità che nessuno si vuole prendere per paura di darne conto a qualcuno, lasciando purtroppo a bocca asciutta il tifoso che dagli spalti assiste deluso per lo spettacolo spesso indecoroso e vergognoso, amareggiato e stanco perchè ha pagato e continua a pagare, tanto i furbi che entrano a spese del cittadino o tifoso (scegliete voi il sostantivo), ci sono sempre stati.
Forse sara’ il caso,……. di cambiare sistema?!
Giorgio Palazzi