Gesù presenta le sue più grandi ricchezze: la dolcezza e la piccolezza di cuore
La Buona Novella – Introduzione al Vangelo della… XIV Domenica del tempo ordinario – Matteo 11,25-30
Gesù presenta le sue più grandi ricchezze: la dolcezza e la piccolezza di cuore
Gesù dà lezione di come diventare Figli nel Figlio, come entrare nella relazione trinitaria, fare l’ingresso nel circuito d’amore del Padre.
Questo abbraccio benedicente della rivelazione del Padre non è un vago sentimentalismo, ma un cammino sincero di fede ed amore: la sequela autentica. L’Alleanza incominciata con Abramo e stipulata sul Sinai con Mosè, e sempre ripresentata e offerta con nuovo zelo dai Profeti, in Gesù trova pieno compimento.
Non più tramite solo la Legge o i Profeti, ma direttamente con la sua Persona si entra in comunione piena con Dio Padre: le strade da percorrere sono l’assunzione del suo giogo sulle spalle della nostra umanità e l’ascolto docile per apprendere le sue qualità migliori, i suoi tesori: Gesù è dolce e piccolo. La mitezza e l’umiltà potrebbero apparentemente ripresentare una probabile esca di misticismo affettato e sdolcinato! Tutt’altro: è l’umanità di Dio incarnato che diventa per noi non solo e non tanto modello da imitare quanto frutto di vita nuovo da prendere e mangiare, Cristo Pane dolce che nutre i cuori affamati di riposo dalle prigionie e dalle amarezze. La sua piccolezza è la forma di Dio! Dio Onnipotente non è un Potente, ma un Innamorato. Innamorato delle Sue creature. E gli innamorati si fanno in mille pezzi per l’amata o l’amato, si fanno piccoli, non remissivi o sottoposti, ma … fanno sempre il primo passo, offrono il primo posto all’altro, invitano per primi a qualcosa di bello…
Questa felicità altruista che fa abbracciare il giogo – metafora presa dal mondo dell’agricoltura e degli animali che arano il terreno portando un giogo pesante sul collo e sulle spalle – conduce al lavoro della terra per dissipare le amarezze di conflitti irrisolti, per arare il terreno della vita comune e aprirlo alla fraternità e all’amicizia vera.
I piccoli che hanno ricevuto dentro e hanno accolto la rivelazione del Dio Amore giudicheranno i sapienti e i dotti che hanno la testa ricca di norme, precetti e testi sacri ma il cuore inaridito e sterile perché lontano dalla relazione feconda con Dio.
Se vuoi conoscere Dio
lasciati amare come figlio.
Se vuoi conoscere il Signore
non lo troverai nei libri
ma nelle periferie del tuo quartiere,
sui marciapiede della vita quotidiana dove un povero, una misera qualunque
Ti ricorderà:
… imparate da Me che sono mite e umile di cuore!
Buona Domenica 🌿💚
Don Dom
Un bel intervento ed invito di Don Domenico. Tuttavia non ho potuto evitare di soffermarmi sull’accenno a Mosè ” l’alleanza incominciata con Abramo e STIPULATA CON MOSÈ” sul Sinai(monte Horeb che non corrisponde al monte Sinai). Una mancanza di continuità tra Mosè e Gesù… Da una parte c’è Mosè, un tiranno assassino che costruisce e impone la figura di un Dio a sua immagine e somiglianza.. dall’altra parte abbiamo Gesù, forse la più splendida incarnazione della consapevolezza. Gesù non si stanca mai di ripetere il suo messaggio di amore, fratellanza e amicizia, ci invita a riconoscere e ascoltare Dio che ognuno racchiude in sé, creatore e capace di ogni “miracolo”. Questo è il motivo per cui é necessario che nessuno assista ai colloqui tra Mosè e Dio(e la smetta di citarlo come suo testimone e portavoce stipulatore di “patti” con Lui)… Perché in realtà questi incontri e questi colloqui non avvengono:sono solo MESSE IN SCENE che Mosè utilizza per poter comandare in nome di Dio. E quando, per un fatale errore, due ragazzi involontariamente scoprono l’inganno sono trucidati senza pietà, mi riferisco all ‘episodio di Nadab e Abiu, figli di Aronne e nipoti di Mosè, che entrano nel tabernacolo nel momento meno opportuno e vengono messi a tacere per sempre, per impedire loro di raccontare ciò che hanno visto. Mose’ piu’che stipulare un patto si autoprockams unico interlocutore tra Dio e il suo popolo, e sull’esempio di Mosè si fondano tutte le chiese, i cui sacerdoti si autonomi nano ministri di Dio e unici depositari della sua parola;un Dio che ci viene descritto come intento continuamente a giudicarci e punirci. In questo modo tra l’uomo e Dio viene creata una separazione, la divinità viene posta fuori dall’uomo che può colloquiare con il divino solo per mezzo dei suoi ministri. La Bibbia alla fin fine è stata scritta semplicemente da uomini, divini e ispirati quanto può esserlo ognuno di noi, alcuni guidati da interessi personali come Mosè… Altri forse più illuminati.