Abbraccia il figlio (che non si chiama Silvia Romano) e prende 400 euro di multa
Queste donne sono entrambe mamme. La prima, di un bambino di nove anni. La seconda, dell’ormai “famosa” Silvia Romano. Entrambe hanno potuto riabbracciare i figli dopo tanto tempo. In particolare, la prima dopo 4 mesi, dato che i servizi sociali di Reggio Emilia, cui la donna aveva chiesto aiuto essendo mamma single in difficoltà, hanno deciso che non è adatta a fare la madre e le hanno tolto il figlio. La seconda, dopo un anno e mezzo dal rapimento della figlia. La prima, ha rivisto il figlio pochi giorni fa, e per istinto e affetto, l’ha abbracciato. E così ha fatto la seconda, che ha potuto stringere a sè la figlia a metà maggio (in pieno “lockdown”).
Sembrano due madri uguali, che amano immensamente i loro figli. Ma non è così. Perché la prima, per quell’abbraccio al figlioletto di nove anni, è stata multata di 400 euro per mancato rispetto del distanziamento sociale, quando ormai più nessuno rispetta questa regola. Mentre (e giustamente) nessuna sanzione è stata comminata alla mamma di Silvia, che ha stretto a sè la figlia in prima quarantena, quando (ancora) erano in vigore le prescrizioni più stringenti.
Perché non c’è nulla da fare. L’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, in Italia, è un’illusione. Un’utopia costituzionale visionaria, che ha infuocato animi e acceso passioni, ma che è ben lungi dall’essere attuata.