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Una newsletter per unire e raccogliere idee sulla scuola

L’esame di Stato ai tempi del COVID-19 inizia (e finisce) con la famosa prova orale. Era stato chiesto a gran voce anche dallo scrittore Paolo Giordano sulle colonne del Corriere. Insieme a lui, molti altri avrebbero salvaguardato perfino il tema d’italiano. Non sono stati accontentati. Alla fine è stata adottata una soluzione last minute non priva di rischi: la storia mostra quanto spesso riforme provvisorie, come questa, siano poi difficilmente superabili. Fu così nel ’68, quando tramite una legge sperimentale, che sarebbe dovuta rimanere in vigore solo due anni, la maturità subì importanti modifiche, rimaste poi inalterate per almeno un trentennio. Per questo c’è anche chi, come Claudio Giunta su Internazionale, pensa che quest’anno sarebbe stato meglio non fare l’esame.

Rimandare gli alunni in classe è stato il grande tema di questo mese. In giro per il mondo ci hanno provato con modalità diverse; in Italia non si è nemmeno tentato. Sarebbe stato possibile in regioni con un contagio meno aggressivo, definendo bene modi e tempi. Bloccare tutto per paura di sbagliare non è mai la soluzione.

Sarebbe perciò utile interrogarsi sulla scuola post-Covid: tornerà tutto come prima? Perché quello che accade ha delle conseguenze. La pandemia ne ha avute tante e negative. Ma ha avuto anche un merito: far riemergere la figura del docente. Lo racconta bene Annalena Benini nel suo inserto sul Foglio. La dedizione del docente, capace di rimettersi in gioco e stravolgere la propria vita, privata e lavorativa, molto prima delle lungaggini della burocrazia ministeriale. E c’è anche chi, come Galli della Loggia nel suo editoriale sul Corriere, fa notare che quello  stesso insegnante non abbia una voce. Manca infatti, in Italia, un’associazione degli insegnanti, come quelle di Francia o Germania, che dica che cosa realmente funzioni o meno nella scuola. Eppure quanti di noi si sono sorpresi davanti all’impegno straordinario di insegnanti di ogni ordine e grado? E, al contrario, quanti hanno sperimentato sulla propria pelle, e soprattutto su quella dei figli, il danno di docenti svogliati e distanti (purtroppo non solo fisicamente)? Ora è più chiaro a tutti quanto un professore può (e deve) dare. Quanta passione per l’altro ci sia dietro ogni gesto, anche virtuale.

Passione e mestiere contraddistinguono il vero insegnante e descrivono questa nascente newsletter. Nessuna pretesa di essere esaustivi e tantomeno reattivi in tempo reale. Nessuna partigianeria, ma solo un appuntamento mensile (per ora) in cui fare il punto della situazione, segnalare cosa si dice sulla scuola in Italia e nel mondo. Proporre ciò che di bello e vero ci riguarda. Perché la scuola riguarda tutti. Tante curiosità, piccole rarità; offrendo un’ipotesi sintetica con cui guardare il passato e immaginare il futuro dell’istruzione. Condividendo proposte, raccogliendo critiche, cercando di non dimenticare nessuno. E, se questo dovesse accadere, chiediamo ai nostri lettori di correggerci e aiutarci perché una conseguenza della pandemia è proprio la nascita di questo spazio d’incontro e di discussione al quale siamo tutti invitati. Così facendo renderemo meno liquida e inafferrabile la realtà della scuola: La classe non è acqua, per l’appunto.

Le modalità sono semplici: innanzitutto potete iscrivervi per ricevere la newsletter ogni mese; oppure scriverci [sullascuola@gmail.com] suggerimenti, proposte, critiche. E se vi è piaciuta fatela conoscere, inoltrandola ad amici e colleghi. Benvenuti a bordo e buona lettura!

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