editoriali

La scuola on line è una contraddizioni in termini perchè la scuola è, anzitutto, un “luogo”

La DAD non esiste

   Da un po’ di tempo a questa parte la scuola italiana ha sviluppato una passione per gli acronimi. Ed è così che hanno fatto la loro comparsa i POF i PDP i DSA i BES e, ultima arrivata, la DAD. Quello che è più meschino dell’acronimo è che in pochi istanti riesce a trasformare qualsiasi cosa in un oggetto da classificare e archiviare.

Pensiamo al POF, ad esempio. Per POF si intende “Piano dell’Offerta Formativa”, che poi sono i valori su cui si fonda una comunità scolastica. A sentire “piano” e “offerta”, però, quel burocrate che è in noi si eccita ben bene; e ci si sente rassicurati all’idea di poter utilizzare finalmente dei bei termini tecnico-scientifici. Parole come “valore”, “fine”, “educazione” hanno un non so che di filosofico, dunque sono troppo vaghi e indefiniti, concedendo eccessiva libertà e scarso controllo. Meglio dunque “progettazione didattica”, “obiettivo formativo”, “competenza acquisita”.

   Grazie a questa logica infernale, perfino le persone si trasformano in acronimi e dunque in cose da valutare, controllare e archiviare. Alcuni bambini, che magari hanno un po’ di difficoltà a leggere ad alta voce e sono più lenti a fare i calcoli, diventano improvvisamente alunni con “Disturbi Specifici dell’Apprendimento”.

Marta, Tommaso, Mattia e Lucio credevano di essere degli “esseri umani”, ma una bella mattina scoprono di essere dei DSA e come tali meritevoli di un PDP, e cioè di un “Piano Didattico Personalizzato”. Che poi, tradotto in italiano corrente, altro non è che un monito per l’insegnante: “devi essere un po’ più paziente e largo di manica”.

   In questi giorni abbiamo scoperto che l’acronimo ha un altro potere, quello di trasformare in reale ed esistente ciò che invece non ha alcuna consistenza ontologica. È il caso ad esempio della DAD, e cioè della “didattica a distanza”. Come molti di voi sapranno c’è in corso un dibattito se la DAD sia meglio o peggio della cosiddetta “didattica in presenza”. Istituti di ricerca di rinomata fama stanno interrogando i cittadini italiani circa le proprie opinioni a riguardo: “preferite la scuola tradizionale o la scuola on line?”

Per quanto mi riguarda avrebbe avuto più validità scientifica un quesito di questo tipo: preferite gli asini che stanno nelle stalle e ragliano o quelli che si librano nei cieli?

Già, perché la DAD ha la stessa consistenza ontologica di un ACV cioè di un “asino che vola”. La “scuola on line” è una contraddizione in termini. Perché la scuola, prima di ogni altra cosa, è un “luogo”. Un luogo di pace, di condivisione, di scambio, di incontro.

   Scuola viene appunto dal greco scholè ed indica uno spazio sottratto all’affaccendarsi quotidiano. Una dimensione creativa e ricreativa in cui i bambini e gli adulti possono interrogarsi circa la propria natura, scoprendo ciò che sono e ciò che vogliono essere. Tutto il resto sono chiacchiere o, se preferite, PDR e cioè “puttanate da ridere”.      

Paolo Velonà

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