La scuola è l’abbraccio di una maestra, è un insieme di sorrisi e risate non coperti dalla mascherina
Tre mesi. Ci sono voluti tre mesi perché il Cts (il famigerato comitato tecnico scientifico che di fatto ha esautorato il governo) partorisse le linee guida per la scuola del domani. Una serie infinita di regole astratte che nella pratica sono difficilissime da attuare. Della serie noi stabiliamo le regole, poi come applicarle sono affari vostri.
I signori scienziati credono sul serio che un bambino di 6 anni mantenga la distanza dal compagnetto del cuore e tenga la mascherina sul viso per 8 ore?
Caro comitato, mio figlio, 7 anni, la tiene per 10 minuti, poi la cala per liberare il naso, dopo di che mi chiede di toglierla e io che faccio fatica a respirare con la mia e ho le orecchie doloranti non me la sento di dirgli di no.
Le classi poi non devono superare un determinato numero di alunni (quale sia questo numero però non è dato saperlo) e allora che si fa? Si smembrano? Si separano gli amici? E gli insegnanti? Si sdoppiano? E soprattutto, negli istituti ci sono gli spazi per raddoppiare il numero delle classi? E se questo non è possibile, allora bisogna ricorrere alla didattica mista? Si va a scuola un giorno a testa e si divide la classe in due gruppi? Chi va a scuola e chi segue da casa dietro un pc? E come fa un insegnante ad utilizzare la stessa didattica in presenza e a distanza?
E poi gli ingressi scaglionati. E i genitori che hanno il figlio che entra alle 10 a che ora vanno a lavorare? Domande senza risposta. Domande a cui una serie asettica e fredda di regole non possono rispondere.
Regole che nulla hanno a che fare con la scuola perché la scuola è l’abbraccio di una maestra per un ginocchio sbucciato, è una merenda divisa con il compagno, è la mano di un adulto che guida quella di un bambino di prima nell’impugnare una matita.
La scuola sono sorrisi e risate non coperti da una mascherina, sono recite, gite e corse dietro un pallone. Un mondo che non può essere rinchiuso dietro una serie di norme.
Io da mamma non ho soluzioni che vanno oltre l’adeguamento delle strutture e l’allargamento del corpo docente, il che richiede tanti tanti soldi.
Io da mamma posso solo sperare che il primo settembre saremo a contagio zero, che non ci saranno seconde ondate e che tutto torni com’era prima, perché io ad una scuola a metà non mi rassegno.
Anna Prattichizzo