La festa della Repubblica è la festa degli italiani?
E’ la festa della Repubblica, oggi, 2 Giugno 2020, un aspetto significativo e di forte contrasto con la realtà che stiamo vivendo.
Data l’emergenza Covid19 e, complice questo governo, ci siamo resi conto di quanto, in realtà, non godiamo di un regime di Libertà, di confronto e scambio. Ci troviamo in un’epoca dove le pari opportunità sono state talmente strumentalizzate da diventare lo scenario giusto per una lotta ancora più aspra tra i cittadini del Bel Paese. Che sia per Politica, Religione o Genere, abbiamo la forte sensazione che chi realmente detta le regole del gioco, abbia messo in atto delle azioni volte a separare, a distruggere e confondere le menti che, soggiogate opportunamente, si perdono nei meandri di un’informazione che spinge verso aspetti che portano via via ad allontanarsi dai concetti che stanno devastando la nostra civiltà quotidianamente.
Siamo spettatori di un teatrino che va in scena sui social media, convinti che ci dicano la verità, senza pensare che siamo manovrati da chi sa manipolare abilmente i nostri sentimenti ed il nostro intelletto a tal punto da farci credere nella qualsiasi.
La sfera emotiva di molti di noi, necessita tante volte di serenità, ci affidiamo a parole che tanti non riescono nemmeno a comprendere. Ci aspettiamo dei fatti, risvolti e conseguenze che non si compiono mai. Aneliamo ad uno status quo, senza nemmeno riflettere sul fatto che, da fermi, il mondo non si cambia. Bloccati ed infervoriti dalle nostre inerzie, incantati da altri popoli che forti dei loro diritti, scendono in piazza per fare rivoluzione, li vediamo bene, accomodati dai cuscini dei nostri divani. Perché i social ci avvicinano, certo, ma inconsapevolmente, ti rendono spettatore e non protagonista.
Un lamentio sterile, duro da comprendere, che ci tiene al bando di chi tutto questo, invece, lo ha capito talmente bene, che ti rende fautore di un destino oramai sottoscritto da gran parte della popolazione. Inermi, con la mente offuscata, manipolata e condotta verso un fine che, inesorabile, si compie ogni giorno sotto i nostri occhi. Divisi dal colore politico, non ci si rende nemmeno conto che quella che viene a mancare è una base sostanziale di giustizia e che protestare contro uno schermo serve a nulla.
Lo sconcerto e la paura creano una gabbia da cui difficilmente riusciremo a far prevalere quella giustizia di cui sentiamo fortemente il bisogno, ad oggi, dove la gente si domanda che fine abbia fatto la politica. Perché non arriva nessun cenno, se non rimpasti e giochetti tra le varie correnti.
In Italia, nell’Italia della magagna, vige un tacito accordo che si consuma nelle aule del potere. Ma tutto questo ancora non desta questo popolo assorto in quello che ritiene sia un ruolo attivo nella società. Dove tutto continua a scorrere tra le dita solerti che, con estrema intuitività si muovono su uno smartphone di ultima generazione.
La resa è impercettibile, ma non per tutti. C’è, in qualcuno di noi, la spasmodica natura di un guerriero che si batte per la giustizia, perché non ci si debba arrendere alla totale disfatta del genere umano, che si è contraddistinto nelle varie epoche per aver rivoluzionato ed evoluto ogni giorno di più il pianeta. Ed è a quelle anime che si fa affidamento ogni giorno, con la speranza che lottino per noi. Che si battano per i nostri diritti, mentre noi, sornioni e statici, restiamo tra quei cuscini spettatori di un lento massacro che si compie quotidianamente davanti ai nostri occhi.
Riempite le piazze Italiani, non è più il momento di restare a guardare!
Sara De Ceglia – leggi altri articoli su La Irriverente