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Da nativi digitali a protesi digitali è stato un attimo: buttiamo i nostri figli giù dalla consolle

Marck Prensky per primo, nel 2001, li chiamò i nativi digitali, ovvero quei nati nell’era di internet e alcuni grazie proprio al web.

Col tempo gli esperti coniarono altre sottocategorie (vi rimando qui alla Treccani ) e qualche anno fa qualcuno parlò anche di imbranati digitali ovvero di tutta quella serie di giovani, nativi digitali, che erano diventati bravi in chat, emoticons, socials ma se chiedevi loro di inviare una propria presentazione via mail ed allegarci un curriculum vitae… andavano in panico.

Oggi, giugno 2020, a seguito di questa inaspettata pandemia e della dolorosa quanto rinunciataria risposta della scuola italiana alla stessa, i nostri figli si stanno trasformando in protesi digitali diventando un pericoloso proseguimento di tastiere, un riflesso inanimato di webcam, l’articolazione meccanica di una consolle dei videogiochi.

Quante ore passano davanti ad un apparecchio elettronico (device) i nostri figli? Dalle prime lezioni delle ore 9, a una chattata con gli amici, a un po’ di ore di svago con la play station fino magari alle attività sportive sempre davanti a uno schermo, verso le 18… quanto tempo è passato lì davanti o, peggio, lì dentro?

Coi nostri quattro figli abbiamo scrupolosamente rispettato il distanziamento sociale organizzandoci in appartamento a Roma con camminate sul balcone o turni di ginnastica con lo step.

Dal 4 maggio in poi abbiamo fatto fatica, e ancora un po’ la facciamo, a buttarli giù dal divano per farli muovere, almeno una ora, nel vicino e bellissimo Parco del Pineto.

I nostri figli si sono intorpiditi davanti a quegli schermi, indolenziti per il troppo stare seduti col collo mezzo piegato a seguire le video lezioni, avviliti davanti a questo “piattume bidimensionale” perdendo ogni creatività e voglia di fare.

Tocca a noi genitori, tocca a noi famiglie (tanto per cambiare!!!) dare loro un contributo (anche un bel calcione è concesso!) per risvegliarsi e rimettere in moto la loro energia, anche staccando loro fisicamente dalle mani le consolles e spegnendo internet.

Organizziamoci in famiglia autonomamente per i nostri figli e, ognuno nel proprio ruolo, vigiliamo e lottiamo per scongiurare la istituzionalizzazione della didattica on line che segnerebbe la fine della Scuola italiana e dei nostri figli.

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