Essere mamma (di vocazione) secondo il cuore di Dio – Nomadelfia
Nomadelfia ricorda il 78° anniversario del riconoscimento da parte del Vescovo di Carpi della vocazione di Irene, prima mamma di vocazione
Era il 1941. A Carpi faceva molto freddo nei mesi invernali. Il giorno dell’Immacolata Irene prende con sé Mirio e Romano, due dei suoi bambini, e si reca dal Vescovo mons. Vigilio Federico Dalla Zuanna per chiedere lumi sulla sua vocazione.
“Il Vescovo mi ascolta con vivo interesse, poi mette le mani sulla testa dei bambini, quindi sulla mia: Questa è la vostra mamma. Si è anche commosso e soggiunge: Guai al vescovo che chiude la bocca a un bambino che chiama la mamma. Mi ha benedetto: questi bambini non saranno più senza la mamma”.
L’aveva mandata don Zeno. Irene era ancora minorenne e aveva lasciato la scuola, la famiglia, gli amici; aveva lasciato tutto per fare la mamma ai bambini che non l’avevano. Era un desiderio che nutriva da tanto tempo.
“Avevo 14 anni quando incontrai don Zeno la prima volta. Gli dissi: «mi piacerebbe tanto lavorare con lei, ma non c’è neanche una donna». Lui mi risponde: «aspetta e continua a studiare. Se ne parlerà quando avrai 18 anni». Continuai a studiare però mi pareva di perdere tempo. I miei non erano contenti e mi facevano la guardia.
Compiuti i 18 anni, don Zeno mi chiama e dice: «Se tu sarai qui da me prima che suoni la campana di mezzogiorno del 21 luglio (era il 1941) ti accetterò ad essere la mamma per questi figli, altrimenti non ti accetterò». Così un giorno, mentre stava celebrando la Messa, si è fermato alla consacrazione con l’ostia in mano e ha dato un ultimatum al Signore… concludendo: «Stai attento a quello che fai: se Irene viene anche un momento dopo non l’accetto».
Era il 21 luglio, le scuole erano finite. Dissi ai miei genitori che andavo a ripetizione (ero stata rimandata a ottobre in greco). Presi la cartella, buttai giù dalla finestra della camera un piccolo fagotto con un po’ di biancheria, saltai giù e andai via. Non tornai più indietro.
Entrai nel suo ufficio. Mi misi in ginocchio davanti al suo inginocchiatoio e ripetei quella frase dell’Angelus: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum. Incominciai così una vita nuova. Ma non c’era da mangiare e bisognava andare tutte le mattine a chiedere l’elemosina.
Non ho mai avuto un dubbio sulla mia vocazione. Ogni mattino che mi alzo mi pare sempre il primo giorno. Con lo stesso entusiasmo, con lo stesso zelo corro, faccio le cose come quasi … non so… come fosse una vigilia, una preparazione a una festa! E questa è stata una forza grandissima che non mi è mai venuta meno…”
La benedizione del Vescovo segnò il riconoscimento ufficiale di questa nuova vocazione nella Chiesa. Altre ragazze seguirono l’esempio di Irene. In occasione della festa della maternità virginea, vogliamo ricordarle tutte con gratitudine per aver accolto l’invito del Signore ad essere mamme secondo il cuore di Dio. Grazie perché siete in mezzo a noi l’immagine viva di Maria!
Ho avuto la fortuna di conoscere Nomadelfia e alcune delle sue mamme per vocazione. Un bene per la comunitaria cristiana e civile nei vari posti dove hanno lavorato: Fossoli, Grosseto. Un grande grazie a tutte loro, ritornate al Padre o presenti e a Don Zeno che li guidi dal Cielo.