La vita è come l’arcobaleno: stupenda ma indisponibile al dominio
Vertigini. Ci siamo. Potevamo non esserci ma ci siamo. Potrebbe andare meglio, ma ci siamo. Non tutto ci è chiaro, è vero. Si avanza lentamente. Si migliora, si vincono e si perdono battaglie, il mistero rimane. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
La vita è affascinante anche per questo. In fondo è la voglia di sapere, il desiderio di conoscere, il fascino della scoperta a non farci annoiare, a metterci le ali ai piedi. Abbiamo bisogno del mistero più di quanto si possa ingenuamente credere. Ci affascina il mistero. C’è vita al di là del sole? E da dov’è sbucato il sole?
Non lo sappiamo e perciò ci mettiamo alla ricerca. La vita è un’ eterna caccia al tesoro. Scoprire. Conquistare. E ti accorgi che il primo mondo da conoscere sei proprio tu. Tu l’ universo da conquistare. Ti rendi conto che non basti a te stesso, hai bisogno dell’ altro e l’ altro ha bisogno di te. Ti cerca, lo cerchi. Gli parli, ti parla. La vita è un gioco. E dura tanto poco, come la sabbia ti sfugge dalle mani. Vivi, godi la tua vita. Gustala lentamente. Da solo no, non potrai riuscirci.
Si combatte, si lotta, si gioca, si studia, si vince, si perde, si festeggia, s’impreca, si soffre. Si ama. Si vive. Mangiare e passeggiare. Nuotare e studiare. Viaggiare e amare. C’è in te una forza che vorrebbe convincerti a non pensare agli altri. A badare solo ai tuoi desideri, ai tuoi bisogni, ai tuoi cari, al tuo futuro. Ad accumulare per i tempi che verranno. Già, i tempi che verranno. Come saranno? Li temi? Li attendi? Scopri poi un’ altra forza che ti sussurra di spalancare il cuore e donare a piene mani. Di prendere il superfluo e farne parte a chi ne ha bisogno.
Non avere paura del domani. Perché domani ci saranno loro, i miei fratelli con cui ho intrecciati rapporti veri. Quando sarò vecchio e malandato ci saranno i giovani che ho amato che penseranno a me. Proprio come faccio io oggi con chi venne al mondo prima.
Paura? E di che? E di chi? Occorre, però, essere prudenti e non maltrattare la pietà. Questo umilissimo ingrediente del pranzo della vita è più importante di quanto si possa immaginare. Somiglia al sale sull’arrosto, al vino sulla tavola. Si può fare a meno della pietà? Qualcuno dice si e consuma i suoi giorni senza pensare agli altri. È convinto che non sia indispensabile. Che sia un di più solo per chi crede che da qualche parte ci sia un dio.
La pietà, invece, è indispensabile alla grande famiglia umana. Mi permette di calarmi nei tuoi panni senza fatica. M’ impedisce di farti male anche quando non mi vedi. Mi obbliga a rimanerti accanto quando sei triste e sfiduciato. Quando la speranza arranca. Quando il sentiero che attraversi si è fatto tortuoso e buio. La pietà mi fa gioire delle tue gioie e soffrire delle tue pene. È la pietà non l’intelligenza che umanizza gli uomini. È la pietà non la ricchezza che ci affratella.
Va coltivata la pietà. Dev’essere piantata e annaffiata, curata e potata. Allora ti farà dono di frutti straordinari. Ha bisogno, però, di qualche punto fermo, la pietà. Un punto che permette all’asse di rimanere in equilibrio senza scivolare. Il punto che a nessuno è dato di manomettere è la convinzione che la vita umana è un bene indisponibile. Non è mai completamente mia e nemmeno completamente tua.
Non è difficile ammetterlo. Basti pensare all’ amore, sovente in contrasto con la ragione. Vorrei tanto innamorarmi della figlia del re. È bella, potente, ricca e mi ama. Ma sento il cuore battere per la donna delle pulizie. Il miracolo dell’ amore ci appartiene fino a un certo punto.
Come la vita. Ci sfiora. Ci coinvolge. Ci aggancia. Ci dona gioia, ma non lo possediamo. Non ne siamo proprietari. Al miracolo dell’ amore ti arrendi. Con intelligenza, buona volontà, seria riflessione, ma senza tentare di imprigionarlo. In caso contrario si defila. Scappa via, se ne va. Ti lascia. E tu resti solo. Ancora una volta solo e triste.
Così come accade con il figlio che vorresti tenere accanto per sempre. Non puoi. Non devi. Non ti è dato. Il figlio è tuo e non è tuo. Ti è dato per amarlo non possederlo. Non è nemmeno completamente suo. Lo sai dal primo giorno in cui lo portasti in grembo.
Stupendo è l’ arcobaleno ma indisponibile al dominio. A nessuno è dato di farlo prigioniero. Le fondamenta, umili e nascoste, permettono agli edifici di non crollare. Ritocchiamo pure la struttura esterna, diamole una mano di vernice, sostituiamo le porte e le finestre, rifacciamo il tetto, ma nessuno si permetta di manomettere le fondamenta.
Potrebbe costarci caro. La vita è un bene indisponibile. Come l’arcobaleno, non si fa acciuffare. Un mistero che mai ci sarà completamente chiaro. Questa verità, palese e sovente bistrattata, sta alla base di tutto l’ agire umano.
Togliamoci il cappello davanti a questa signora elegante ed esigente. Inchiniamoci con serietà e virilità al suo passaggio. Anche quando ci appare vecchia, malconcia e non si regge in piedi. Facciamo ricorso alla pietà quando non riesce più a essere brillante e interessante, quando diventa noiosa e brontolona. Non uccidiamo la pietà. Non ci conviene. Manteniamola in vita. Esercitiamola verso noi stessi, verso amici e conoscenti, parenti ed estranei. Verso ogni essere umano che come noi sta vivendo la grande, unica e e irripetibile avventura del mistero della vita.