I miei vorrei, i miei concreti #appuntiperildopo per la scuola, famiglia, sanità, economia, politica…
“Quando finirà il coronavirus…”… “Quando ci diranno che possiamo uscire…”. Frasi come questa risuonano nelle nostre teste e nelle nostre case; nonostante gli sforzi di creatività, di equilibrio, di ricerca degli aspetti positivi, la quarantena sta mettendo alla prova tutti noi, dai più giovani ai più vecchi. È (anche) per questo che, come ai nostri figli, a noi piace provare a pensare al “dopo”.
Da quando siamo in casa, in una situazione privilegiata-abbiamo una casa, stiamo fisicamente bene, non abbiamo perso il lavoro-abbiamo avuto tutto io tempo di pensare a ciò che ci aspetta.
Io spero tantissimo che questo grande sforzo collettivo di solidarietà e responsabilità che stiamo facendo sarà un “gancio” che ci possa trainare verso le tante nuove fasi che ci aspetteranno “dopo”.
Mi piacerebbe che tutti, elettori e candidati, pensassero, prima di fare delle scelte per le prossime elezioni, a quanto è stato difficile gestire la scuola senza scuola, e ricordassero che le condizioni delle nostre aule, spesso inadeguate da vari punti di vista e spesso sovraffollate, dipendono da una scellerata politica di tagli sulle spese relative all’istruzione.
Vorrei che tutti, elettori e candidati, dopo aver chiamato eroi i medici e il personale sanitario, pensassero che molte queste coraggiose e generose persone hanno affrontato lunghi periodi di precariato e non sempre hanno retribuzioni adeguate, perché anche sulla sanità pubblica si sono abbattuti grandi tagli negli ultimi anni.
Vorrei che chi ci chiede, giustamente, sforzi e impegno per il bene di tutti profondesse, nel futuro, sforzi e impegno costanti in una lotta serrata all’evasione fiscale, che aiuterebbe molto lo Stato ad avere denaro da spendere in modo utile per tutti.
Vorrei che molti più soldi fossero spesi nell’aiuto alle famiglie e alle case famiglia; vorrei che gli aiuti fossero reali, gestiti in modo corretto e non propagandistici; vorrei che i genitori che lavorano potessero pianificare il rientro al lavoro, dopo la nascita di un figlio, sentendosi il più possibile sereni.
Vorrei che non ci fosse più un abisso tra gli stipendi e le pensioni “d’oro”, spesso doppi e tripli, di alcuni (molti, troppi) funzionari, politici, amministratori e gli stipendi e le pensioni “di alluminio” della stragrande maggioranza dei lavoratori.
Vorrei che i nostri politici pensassero a quanti letti, macchinari, stipendi avrebbero potuto pagare, e anche, drammaticamente, a quante vite in più si sarebbero salvate, se non ci fosse stato quell’abisso.
Concludendo, so bene che queste proposte sono di difficile attuazione per l’Italia così come la conosciamo ora, ma… Se fossimo veramente cambiati?
Chiara Betrice