Didattica a distanza e distanziamento culturale
La didattica a distanza: questo meraviglioso strumento di distanziamento sociale e culturale… Se da un lato è l’unica alternativa all’insegnamento tradizionale in questo momento storico, dall’altro sta creando una distanza tra insegnanti ed alunni, compagni di classe, famiglie e ceti sociali.
Chi ha la fortuna di avere adeguati mezzi tecnologici ed una buona connessione internet riesce a seguire le lezioni, seppur in numero ridotto rispetto alle ore in aula, ma chi non ha a disposizione molti mezzi è inevitabilmente in difficoltà e le differenze alla lunga si noteranno.
Chi ha genitori presenti e preparati può stare al passo con le lezioni, chi invece non può essere affiancato dai genitori perché impegnati nello smart working o perché lavorano fuori casa, è sicuramente meno seguito col rischio di non capire, non terminare i compiti e non rispettare le scadenze.
I genitori sono stati demandati all’insegnamento senza chiedersi se erano all’altezza del ruolo, ma ogni individuo ha un diverso background culturale e non tutti sono in grado di spiegare l’analisi grammaticale, una frase in inglese, un’equazione o un dipinto di Leonardo.
Nei casi più fortunati il genitore può aiutare il proprio figlio spiegando e rivedendo insieme la lezione, per chi non ha un’adeguata formazione invece, il compito non è affatto semplice e può involontariamente creare incertezze e lacune nell’alunno.
Il rischio, che probabilmente viene sottovalutato, è che questi ultimi rimangano indietro rispetto agli altri, aumentando sempre di più la forbice tra “bravi” e “meno bravi”, creando dei vuoti formativi. Rimane quindi il dubbio che queste lacune possano essere colmate quando gli studenti saranno di nuovo in aula con insegnanti qualificati, che sanno spiegare e possono verificare l’effettivo apprendimento.
Perdere il passaggio di un ragionamento matematico o di una regola grammaticale perché non si comprende e non si consolida il concetto, porta allo sfilacciamento di un fil rouge che accompagna lo studente fin dall’inizio del suo percorso scolastico.
Immagino bambini di prima elementare che a malapena cominciavano a leggere e scrivere ed ora, non avendo un allenamento adeguato e costante, rischiano di avere delle fondamenta fragili su cui si baserà l’apprendimento futuro, o ragazzi delle medie che stavano gettando le basi per le successive scuole superiori, che forse perderanno alcuni passaggi educativi.
E nel prossimo futuro forse vedremo sempre più adulti che continuano a scrivere “a” senza h quando si tratta di un verbo e “a” con l’h quando invece è una preposizione…
Irene Biagioli
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