Come non si può tenere su una mano la brace, così con la stessa sollecitudine dovremmo gettare nel Padre ogni preoccupazione
Voi sapete come la nostra spiritualità (che è la nostra via di santità) poggi su un punto da cui è tutta scaturita: la fede nell’amore di Dio, l’essere coscienti che non siamo soli, non siamo orfani perché c’è un Padre sopra di noi che ci ama.
Ora, una delle applicazioni di questa fede si ha quando qualche pensiero ci preoccupa, ci mette nell’apprensione. Sono, alle volte, paure del futuro, preoccupazioni per la salute, allarmi per supposti pericoli, trepidazioni per i propri parenti, apprensione per un certo lavoro, incertezze sul come comportarsi, spaventi per notizie negative, timori di vario genere…
Ebbene, in questi momenti, proprio in questi momenti di sospensione, Dio vuole che noi crediamo al suo amore e ci domanda un atto di fiducia: […] vuole che approfittiamo di queste circostanze penose per dimostrargli che crediamo al suo amore. E ciò significa: aver fede che lui ci è Padre e pensa a noi. E quindi, gettare in lui ogni nostra preoccupazione. Caricarla su di lui. Dice la Scrittura: “E ogni vostra ‘ansietà gettate’ su di lui perché egli ha cura di voi” (1 Pt 5, 7). [Il fatto è che Dio è Padre e vuole la felicità dei suoi figli. Per questo si fa Egli carico di tutti i loro pesi. Inoltre, Dio è Amore e vuole che i suoi figli siano amore.
Ora tutte queste preoccupazioni, ansietà, paure, bloccano la nostra anima, la chiudono su se tessa e impediscono che si apra a Dio col fare la sua volontà e al prossimo col farci uno con lui per amarlo come si deve.
I primi tempi del Movimento, quando la pedagogia dello Spirito Santo cominciava a farci fare i primi passi nella via dell’amore, il “gettare ogni preoccupazione nel Padre” era affare di tutti i giorni, e di spesse volte al giorno. Si usciva, infatti, da un modo di vivere umano, anche se eravamo cristiani, per entrare in un modo di vivere soprannaturale, divino. Si incominciava, cioè, ad amare.
E le preoccupazioni sono inciampi all’amore. Lo Spirito Santo, dunque, doveva insegnarci il modo di eliminarle. E l’ha fatto. Ricordo che si diceva che come non si può tenere su una mano una brace, ma la si scuote subito, perché altrimenti brucia, così, con la stessa sollecitudine, dovevamo gettare nel Padre ogni preoccupazione. E non ricordo preoccupazione messa nel cuore del Padre della quale Egli non si sia preso cura.
Carissimi, non sempre è facile credere e credere all’amore di Dio. Ma noi dobbiamo sforzarci di farlo in tutti i casi, anche nei più ingarbugliati. Assisteremo anche ora all’intervento di Dio volta per volta. Egli non ci abbandonerà, ma avrà cura di noi. So di molti fra noi che si trovano in situazioni difficili. È per loro soprattutto questo pensiero del Collegamento. Ma è anche per tutti: quante circostanze deve affrontare la vita!1 Quanto bisogno che un Altro ci pensi!
In questi […] giorni, allora, gettiamo ogni preoccupazione in Lui. Saremo liberi di amare. Correremo meglio nella via dell’amore che – come si sa – porta alla santità.2
Chiara Lubich 26 marzo 1987