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Giorgio Palazzi: “Vivete questo tempo in modo proficuo”

In questi giorni riflettevo su cio’ che ci sta accadendo. Non e’ facile accettare tutto questo, soprattutto quando viene colpita l’intera cittadinanza, l’intera nazione, ogni singola persona, ultimamente anche indipendentemente dall’età, persone anziane  o come molti giovani o adolescenti definiscono vecchi, persone più’ giovani, donne, bambini ecc.

Siamo di fronte ad un’ecatombe di morti, un tragico corteo funebre che sta dilaniando tutto il nord Italia e che ci si augura non dilaghi anche al  centro,  e non si propaghi nemmeno al sud, moltiplicando contagi, contaminazioni e sofferenze estreme, evitando di emulare  un numero sconsiderato e non augurabile di zone rosse.

Venendo al nocciolo della questione, stavo riflettendo sull’impossibilita’ di avvicinarci, di stabilire un rapporto, di incontrarsi, di riunirsi.

Oggi e’ praticamente impossibile e a ragion veduta, la situazione ci impone un obbligo, un impegno serio,  una responsabilità,  di stare alla larga, di distanziarci ad almeno 1 metro se non di più’ (in America sono diventati 3 piedi, corrispondenti ad almeno 1,86 metri).

Non dovrebbe essere cosi’ difficile, anche se non siamo abituati.

Ho pensato facendo un’attenta considerazione  che quando siamo costretti per necessita’ ad uscire di casa, cerchiamo di trovare percorsi isolati, percorsi che ci distanziano dalle altre persone che evitiamo di incontrare, o di avvicinarci alle persone.

Io stesso ho avuto una strana sensazione di disagio se una persona cercava anche senza volerlo di avvicinarsi a me.

Tutto ciò e’ strano, una umanità che e’ costretta a prendere le distanze da se’ stessa, dall’altro, dal suo simile. 

La chiesa rimane scandalizzata se esamina questi comportamenti, ma le regole oggi valgono per tutti, e quindi se non si vuole soccombere e cercare di sopravvivere, se vogliamo rivedere i nostri cari, i parenti più’ stretti ed amati, i nostri figli, occorre disunirci, occorre distanziarci, occorre allontanarci fatte salve le recenti tecnologie dei social che ci aiutano a rimanere in collegamento.

Ma una riflessione seria può essere  consentita.

Prima che irrompesse con la sua nocività e imprevedibilità mortale il virus, la nostra vita viaggiava veloce, sicura, globalizzata, produttiva, nonostante la crisi c’era la speranza auspicata dai molti politici che esaurivano dialetticamente tutte le possibilità propagandistiche, tutte le risorse ipotetiche tutte le situazioni ideologiche elettorali che ci avrebbero consentito di superarla, non ultima l’austera benevolenza dell’Unione Europea che ci avrebbe allungato il prestito sine die, (senza una scadenza fissa).

In altre parole la nostra vita comunque continuava a viaggiare senza incontrare ostacoli, tutti noi abbiamo continuato a vivere nella grigia ordinarietà con lo stesso standard di vita.

Potrei chiedermi, dove possa stare il problema, in realta’ non c’e’ un vero e proprio problema.

Il problema nasce dal fatto che la nostra vita ha continuato sino ad oggi a seguire un suo percorso anonimo, lontano dagli altri, ognuno seguendo il proprio obiettivo. Possiamo dire che ci siamo visti, incontrati, abbracciati, abbiamo festeggiato insieme come sempre, i compleanni, le feste comandate, quelle più importanti, io sottolineerei sempre come estranei senza alcun vincolo reale, senza alcun fremito o sentimento vero, senza una vera partecipazione emotiva, ma guardando il proprio unico benessere e vantaggio, il proprio lucro.

Non mi sembra che l’umanità sia cambiata, semmai dobbiamo usare il condizionale o il futuro semplice come fanno i politici, per poter dire ti abbraccio, ti voglio bene, ti aiuto, ti sono grato.

I verbi dovrebbero cambiare ti abbraccerei, ti vorrei bene, ti aiuterei, ti sarei grato, ti vorrei con me……non mi dilungo ne’ voglio sprecarmi con i verbi che usano i politici,  perché sarebbe inutile e basta poco per capire le loro intenzioni o promesse mai mantenute.

Il vero dramma e’ ciò che c’e’ dietro un saluto, un abbraccio, una condivisione, una festa, un unione, un sodalizio, un accordo.

Forse possiamo ipotizzare che un  Dio, o il mondo, la natura, gli animali, l’universo nella sua grandezza abbiano preso una rivincita, amara ma giusta,…….. “si mi permetto di dire giusta, perché fino a ieri non eravamo, ne’ abituati, ne siamo mai stati cosi’ prodighi di amore, di solidarietà, di pazienza, di conforto agli altri. 

Ora facciamo i conti con la nostra solitudine, con le nostre cose importanti, con la nostra economia che sta per svanire. Ora dobbiamo confrontarci con l’assenza di chi ci vuole bene, con chi ci ha amato, o al contrario dobbiamo venire a patti con chi credevamo di amare, ora dobbiamo dimenticare l’autore di questa pandemia, riconoscendoci tutti fratelli perché siamo nella stessa barca, anche se una certa Germania fa le orecchie da mercante e non ci vuole aiutare, dimenticando che ha scatenato due terribili guerre mondiali, massacrato 6 milioni di ebrei, considerandoli impuri, non restituendo i danni di guerra e riuscendo anche a riunirsi con la parte orientale, già questa poi e’ l’idea di Europa che rivendica l’asse franco-tedesco.

Ma al di la’ di queste ultime considerazioni, forse e’ arrivato il momento di riconsiderare i rapporti umani, che un virus cosi’ potente ha messo in crisi.

C’e’ chi si dispera perché sa che il ritorno ad una vita normale o primordiale non sara’ cosi’ presto, ci vorrà del tempo, un tempo di cui non siamo in grado di stabilire il suo avvento, il suo arrivo.

Un augurio posso fare a tutto e a me stesso, l’augurio che questo tempo che passa sia proficuo, faccia pensare ogni uomo in modo diverso, in un nuovo modo di esistere, di essere, di relazionarsi, di interagire…..ma mi rendo conto che queste sono solo delle ipotesi, delle speranze.

L’augurio rimane,  come rimane la pericolosità dell’essere umano che dotato di intelligenza non sempre riesce ad essere “l’ immagine e somiglianza di Dio”.

La speranza e’ che si riescano a capire più’ cose, come quando siamo usciti dalla seconda guerra mondiale, per capire quanto possiamo cambiare e migliorare il nostro percorso umano.

Giorgio Palazzi

Leggi anche la nostra recensione al libro di Giorgio Palazzi “Il Chiarore dell’Aurora”

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