Nel mezzo del cammin della mia vita mi ritrovai sul palco di Pontida…
E’ un percorso molto tortuoso, spesso difficile, quello che ha caratterizzato la mia esistenza. Nato in circostanze umili, ma di fatto di valori, di una madre che ad un certo punto ha chiuso fuori la violenza dalla porta e ha lottato come un leone cercando di tenere insieme i pezzi di una vita prodotto di un sentimento di ribellione costatole piuttosto caro: ma tutto questo mi ha reso la guerriera che sono oggi. Quella che, davanti ad un sistema demoniaco, non si è data per vinta. Anzi.. lo ha vinto. Riprendendosi ciò che le è stato strappato.
Ho attraversato questo paese, l’ho vissuto in tutta la sua bellezza ma ciò che ha dato senso a tutto è stata la nascita di Greta, venuta al mondo da una relazione poco felice, ma la felicità è proprio lei.. Quel fagottino con il crestino arancione che ha catalizzato completamente la mia vita, quello che ha dato una ragione alla mia intera esistenza.
Ma qualche anno fa di colpo mi hanno strappato il cuore. Il risultato di una guerra legale, scatenata dal padre della mia bambina, per biechi motivi, è stato quello di vedermela sparire da scuola. L’azione meschina di un servizio sociale, che bypassando la norma, ha messo in atto una prassi che ci ha distrutto in un attimo. Andava tutto bene, dicevano… Ma dopo quasi un anno di silenzio, la mattina del 12 Marzo 2018, prelevarono mia figlia da scuola, facendoci precipitare in un oblio di disperazione, di abili e diaboliche azioni volte a demolire entrambe le nostre esistenze.
Attuando un allontanamento fondato su due probabilità molto poco probabili, questo decreto porta con se le caratteristiche di una storia che non è lontanamente accostabile alla realtà. Le cui accuse, ad oggi ne sono convinta, non sono state coscientemente accertate, per fare in modo di arrivare a tutto ciò.
Quanto, purtroppo, la cronaca ha mostrato video cruenti circa i fatti di Bibbiano, alle volte anche in forma impercettibile, è la prassi messa in atto da un sistema che è stato integrato nel tessuto sociale negli ultimi trent’anni. Una forma distorta di inquadrare il nucleo familiare come oggetto da smembrare e renderlo fruibile a delle figure preposte che danno vita ad un mercato piuttosto inquietante che ad oggi ha macinato migliaia di esistenze. Citando la frase di un ex operatore dei servizi sociali ed ex educatore spero di poter rendere al meglio cosa sta succedendo in Italia, ma anche in tanti altri stati:
“Vi infliggeremo dei colpi così brutali da rendere i vostri racconti poco credibili”(Enrico Papi) ed effettivamente è di una tale assurdità l’abominio compiuto che anche io ancora fatico a metabolizzare quanto ho vissuto sulla mia pelle.
E’ l’effetto di tale attacco che fatico a spiegare, talmente ignobile ogni azione che ho potuto sentire l’intensità di un dolore che ti strappa l’anima e la getta in un oblio di freddo e buio, di sconforto e disorientamento volutamente inflitto per rendere di te un quadro instabile e fortemente compromesso per devastare un individuo e renderlo non idoneo alla genitorialità.
Ma una frase cambiò diametralmente le sorti di quanto stavamo vivendo
“Questi bambini sono liberi.” in effetti non hanno commesso nessun reato, se non quello di essere oggetto di cospicui guadagni e prodotti ideali per la messa in atto di un progetto volto alla distruzione mentale, carburante di una macchina infernale che inarrestabile si muove per rendere questa società abbastanza destabilizzata ed innocua, facilmente governabile.
La lotta è stata ardua ed estenuante, ogni giorno lo sgomento ed il dolore, in me hanno alimentato altresì la rabbia giusta per combattere ed ottenere che, dopo un anno e mezzo gli incontri dapprima di un ora ogni 15 giorni diventassero tre ore al mese, fino a raddoppiarne la quantità di tempo e liberarci dalla presenza dell’educatore che doveva monitorare ogni nostro momento, caratterizzando tutto ciò con la manipolazione che si consuma ogni giorno a danno dei minori. Si perché la mia bambina in realtà non poteva raccontare liberamente quanto accadeva giorno per giorno, sotto la vile minaccia che avrebbe potuto destabilizzare la mamma e quindi rischiare di non vederla più.
Arrivammo ad ottenere la liberalizzazione degli incontri, sulla carta, perché sin dal primo i servizi sociali cercarono di limitarlo ad appena un’ora e venti. Era il suo compleanno, mi opposi fortemente a questa presa di posizione ingiusta e motivata da loro impegni che avrebbero voluto anteporre al nostro diritto.
Ma la mia fermezza non lasciava spazio alle loro continue vessazioni, di fatto una sfida a cui non si sono sottratti di rispondere in tutta la loro entità. Fui convocata per la settimana successiva, per un nuovo progetto di alternanza degli incontri che si sarebbero svolti in modalità monitorata e di una sola ora al fine di verbalizzare per il giudice, l’incontro successivo avrebbe potuto essere libero e di due ore; si riservarono però di dire che ciò era un progetto di rientro, ma questo percorso è stato caratterizzato da sempre dalla manipolazione delle informazion
Inutili tutte le mie rimostranze, non era di fatto una proposta, ma una imposizione!
L’unico errore fu quello di non preparare la piccola che seppe delle circostanze in cui si sarebbe svolto il tutto solo pochi minuti prima di scendere dall’auto al posto prestabilito, dove avremmo fatto un pic-nic. Infatti la vidi venire in contro a noi con gli occhi pieni di lacrime e gonfia di rabbia e protestò per molto. Stringeva forte i denti per non tirare fuori il dissenso all’ennesima privazione inflitta. Tanto che alla fine dell’incontro, ancora il sentimento era acceso, che mi gridò “BASTA! IO IN COMUNITA’ NON CI TORNO PIU’” così scappo di corsa verso casa.
Chiamai io stessa le forze dell’ordine: sapevo che sarei stata accusata di aver premeditato tutto ciò, infondo in questo anno e mezzo ho potuto vedere quanto vile sia il loro modus operandi, ma di ciò ne ho centinaia di prove, con l’unica eccezione che questa volta mia figlia venne ascoltata e fu rispettata la sua volontà di tornare a casa dalla sua famiglia.
Dopo 4 giorni mi venne notificato il decreto che vedeva la mia bimba collocata a casa: era il 3 Settembre 2019 e quel giorno il mio cuore tornò a battere.
Non potevo però dimenticare quelle migliaia di cuori che non hanno avuto la stessa sorte, perciò, dopo varie manifestazioni il 16 settembre 2019 salimmo sul palco di Pontida, annunciati da Matteo Salvini, io e la mia piccola Greta, restituita alla famiglia, con lo striscione diventato simbolo di una lotta non è ancora terminata, che cita il nome di quella che oggi è l’associazione #BambiniStrappati e che grida “Bibbiano è tutta Italia e Veleno è ogni giorno”.
Sara De Ceglia
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