La strada per Norcia è riaperta ma le buone notizie finiscono (quasi) qui
La strada per Norcia ha riaperto. La notizia è vera. Da Ascoli Piceno è ora possibile ripercorrere la SS685 che collega le Marche con l’Umbria e quindi proseguire per Norcia, la Valnerina e poi Perugia.
Per anni abbiamo fatto questa strada ma poi, dopo il terremoto, più niente: ora l’Umbria e le Marche tornano ad essere più vicine.
E dopo quella sera, quando io e mia moglie ci siamo presi un panino sotto il porticato della Basilica di San Benedetto a Norcia, dopo quella sera, più niente.
Ritornare nei luoghi cari che sono stati devastati dal terremoto è doloroso quanto necessario.
Soffrire per l’assenza di punti di riferimento è devastante: non sai più dove guardare per ripartire e andare avanti.
Ora questo porticato non c’è più: non è avvolto nelle impalcature, fermo tra tiranti, abbracciato da travi di legno in modo che se ne possa vedere una pietra. No, non c’è più!
Quella piazza che quella sera si stava preparando all’ennesimo concerto, brulicante di turisti e che ci ha fatto venire la voglia di fermarci, ora è vuota, desolata, con così tanto “vuoto” che sembra piccola e insignificante.
I negozi addobbati con salumi appesi all’esterno, i locali con prodotti tipici, il mangiare e bere per i ricordini, ora sono stati spostati più in là e in Piazza campeggia la solita scritta disperata di richiesta di aiuto: caratteristica di tanti paesi terremotati del Centro Italia.
Ho sostato in preghiera, nel silenzio dei lavori attorno, sbirciando l’interno della chiesa per cercare una risposta, per cercare il centuplo, per cercare un altare. Ma qui l’altare è ovunque, in ogni paesino, in ogni negoziante, in ogni volto dei nursini che ho incontrato e che discutevano, come sempre, di tasse, di ripartenza, di ricostruzione, di esenzioni, di svuotamento delle macerie, di ritardi della burocrazia, di turismo che è vertiginosamente calato ma loro vanno avanti, vanno avanti!
Sono ripartito con le macerie nel cuore, con un luogo in meno di riferimento ma sempre col desiderio di andare avanti e provare a ricostruire nella speranza di tornare qui presto, con famiglia, a prenderci un panino vicino a San Benedetto perché non è possibile, tre anni dopo, essere ancora fermi là, a quella scossa tremenda di terremoto.