E’ finito il tempo delle crocerossine: giornata contro la violenza sulle donne
Sono una donna che ha superato i quaranta già da qualche anno. Torno tardi la sera dal lavoro ed esco anche la sera da sola, se occorre, ma spesso, prima di rientrare a casa, mi accorgo di avere una forte riluttanza a parcheggiare l’auto nel garage sottostante lo stabile dove abito e di preferire un parcheggio in strada, anche se deserta…Lo ammetto, sono cresciuta con i racconti del terrore dei miei genitori che mi ripetevano, se non intimavano, di farmi sempre riaccompagnare da un amico, fino al portone, fino all’ascensore, se possibile. Sono cresciuta con un’insicurezza di fondo che ha lasciato in me una diffidenza perpetua nei confronti dell’oscurità, delle strade poco frequentate, degli sconosciuti, uomini ovviamente.
Adesso ho una figlia di 16 anni e una delle più grandi difficoltà che incontro da madre ed educatrice è infondere in lei la prudenza che non diventi diffidenza verso il prossimo, la capacità di annusare il pericolo nell’aria, come le bestie selvagge, senza per questo avere paura di qualunque estraneo o convincersi che il mondo sia un ambiente ostile per lei, che abbia sempre bisogno di essere scortata da qualcuno per non correre rischi…
Forse noi donne dovremmo conoscerci meglio, sondare a fondo le nostre uniche e inimitabili caratteristiche emotive e psicologiche, più di quanto invece cerchiamo di adeguarci ad un modello maschile: sì, perché noi donne siamo le figure tutelari di grandi valori, della coppia, della famiglia, a volte anche di un amore malato, di una situazione tossica, asfittica. Tendiamo a giustificare molto, troppo, in nome del mantenimento di un equilibrio in cui crediamo, anche a costo di ingannare noi stesse, di sottovalutare un gesto violento, una parola di discredito nei nostri confronti, un desiderio di sopraffazione di cui diventiamo vittime….ed ecco che la nostra naturale predisposizione all’accudimento, alla difesa e alla tutela ci si ritorce contro, diventiamo troppo pazienti, troppo tolleranti, troppo comprensive, troppo sottomesse, fino a dimenticarci di alzare la testa, fino a difendere non più noi stesse, i nostri figli, la nostra dignità, ma il nostro carnefice: abbiamo la grottesca pretesa di difendere un uomo violento da sé stesso!
Allora ripeto spesso a mia figlia di non accettare mai nemmeno uno schiaffo, uno strattone, una parola poco rispettosa, qualunque minima cosa possa sminuire la sua autostima, la sua dignità, il suo valore, le sue idee; di non pensare che possa essere un’eccezione, di non voler giustificare a tutti i costi colui che ama, perché l’amore non ha bisogno di violenza, né fisica né verbale, non ha bisogno di sottomettere, di affermarsi su qualcuno, ma di crescere ed evolversi insieme a qualcuno, di tirar fuori il meglio dell’altro per specchiarvisi e vedere riflesso il meglio di sé stesso.
Non è più tempo di crocerossine! Abbiamo un dovere verso noi stesse, amarci e rispettarci noi per prime. Nessuna forma di tolleranza, nessuna giustificazione può essere ammessa verso il tentativo di svilire e sopraffare una donna. Noi madri abbiamo una delle responsabilità più grandi che si possano immaginare: educare i nostri figli maschi, i nostri bambini, adolescenti, ragazzi, farne uomini solidi, che non sentano mai l’esigenza di accanirsi con violenza su una donna per ricordare a sé stessi la propria identità.
Erica Fortino