Quell’insana nostalgia degli anni ’90: Trainspotting 2
“Scegli la vita. Scegli un lavoro. Scegli una carriera. Scegli una famiglia. Scegli un maxi televisore del ca**o. Scegli lavatrici, automobili, lettori cd…. Ma perché dovrei scegliere una cosa del genere?”
Per chi, come me, è stato adolescente durante gli anni ’90, Trainspotting di Danny Boyle, ha rappresentato un vero e proprio pugno nello stomaco, qualcosa di figo e nello stesso tempo pericoloso. Tratto dall’omonimo romanzo di Irvine Welsh, e ambientato in una decadente Edimburgo, il film metteva sul grande schermo la storia di una serie di sfaccendati che perdevano tempo e neuroni dietro all’eroina. “Le ragioni? Non ci sono ragioni! Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?”
Protagonista era un giovane furbo e dotato di astuzia ed intelligenza, Mark Renton, preda del vortice tossico nel quale era caduto. E’ lui che elenca, nell’indimenticabile sequenza iniziale, una serie di fattori della “vita normale” che il tossico non recepisce, anzi trova decisamente stretti per la sua vita sbandata. Il tema era il “Choose life”, preso da una campagna antidroga degli anni ’80 (che finì addirittura sulle magliette di George Michael in un videoclip degli Wham!). Attorno a lui gravitano diverse persone: SickBoy, intellettuale spacciatore, che tra una discettazione su cinema, calcio e musica rock, spende la sua vita nel nichilismo tossico, trascinando con sé una giovane donna che ha ingravidato, che non si rende conto della sua bambina che sta morendo di stenti; Spud, un tizio perennemente schizzato, che tenta di tirare avanti col sussidio, e finisce in galera per rapina; Begbie, che non assume droghe, ma appaga la sua sete di dipendenza con massicce dosi di ultraviolenza a chi capita, e per i motivi più futili; Diane, giovanissima studentessa, ancora minorenne. E poi c’è Tommy, il bravo ragazzo per eccellenza, ma che viene mollato dalla sua ragazza perché si è perso il loro sex tape, e quindi cade anche lui nel tunnel dell’eroina, fino a quando non ci resta secco.
Tra un guaio e l’altro, Mark Renton prova a più riprese a liberarsi della dipendenza, ma il passato torna e ogni volta lo porta dannatamente giù. Non basta il suo lavoro a Londra, e non serve all’allegra combriccola la morte di Tommy per dissuaderli dal continuare a spacciare eroina, e così decide di fregarli, perché solo questo era il modo migliore per liberarsi dal peso di quel passato. Assieme a SickBoy, Begbie e Spud, vendono due chili di eroina recuperata da due marinai russi ad un grosso spacciatore londinese, che gliela compra per sedicimila sterline. Il ricavato sarebbe stato diviso in quattro parti uguali se Renton non avesse deciso di scappare con l’intero malloppo. Questo gli permise finalmente di rompere col passato e di “scegliere la vita”
Ora a distanza di vent’anni Danny Boyle torna sul tema, riadattando però stavolta un secondo romanzo di Irvine Welsh, Porno, aventi come protagonisti gli stessi personaggi di Trainspotting. Mark Renton torna da Amsterdam, dove ha vissuto con la moglie dalla quale si sta separando. Sua madre è morta da anni, mentre suo padre vive da solo nella casa di famiglia. Daniel “Spud” Murphy lotta ancora con la dipendenza da eroina, che gli impedisce di portare avanti il rapporto con la partner di lunga data, Gail, e il figlio di lei, Fergus. Simon “Sick Boy” Williamson continua a vivere una vita di crimine e dodgy-dealing: a Leith gestisce con scarso profitto un pub chiamato Port Sunshine, lasciatogli in eredità da sua zia; al contempo, non esita ad occuparsi di svariate attività illecite: estorsione, ricatto, coltivazione di piante di cannabis nel proprio seminterrato. Francis “Franco” Begbie sta scontando una pena detentiva di venticinque anni e gli è appena stato negato l’appello a causa del suo temperamento violento.
Mark cerca di tornare sul suo passato, e nel frattempo di risanare lo sgarbo fatto vent’anni prima, e difatti non trova un clima accogliente tra i suoi vecchi amici. Ma ciò non impedisce a Simon (ex SickBoy) di proporgli un affare illecito, coinvolgendo anche Spud. Nel frattempo Begbie evade di prigione. Torna alla sua vita fatta di rapine e risse, e nel contempo è deciso a vendicarsi dello sgarbo fatto da Renton vent’anni prima.
Il film scivola con grande noia, e molti sono i riferimenti alla storia passata, alle prime “pere”, a Tommy, e a ciò che rimane. Spesso si autocita, e in più di un’occasione tenta di voler risolvere una questione ancora aperta. Ciò che è interessante però è l’attenzione riposta alle “nuove dipendenze”, dai social media alle mode del nuovo millennio, ugualmente distruttrici ed evasive come l’eroina. Sulla danza finale di Lust for life di Iggy Pop si consuma quindi lo scenario di un’umanità che vive di fortuna e di furbizia, che non sa conservare, e racconta solo per rimembrare la gioventù ormai andata.