La morte è sempre ugualmente dolorosa a qualsiasi longitudine
Questa mattina sono entrato al “solito bar” e subito mi sono accorto di una inaspettata pesante aria mesta. Dietro il bancone non spuntava, come sempre, il sorriso di Giulia a preparare la colazione e la sua grande assenza la si sentiva sin dalla strada.
Nell’aria la sensazione forte di qualcosa di grave che era successo.
Mi sono sporto ad ascoltare il vociare dei clienti, degli amici, e ho scoperto che Giulia e la sorella Mihaela erano ripartite di corsa per la Romania perché un loro nipote, giovanissimo, era morto in un tragico incidente.
Ho cercato subito informazioni su internet, sui profili facebook di Giulia e della sorella e ho preso contatto con lei per portarle una briciola di consolazione, per assicurarle la mia preghiera.
Non si può morire così giovane, a 22 anni, per una caduta dallo scooter, per il ritardo dei soccorsi, per la negligenza di altri…
Non si può morire così a nessuna latitudine e longitudine del mondo.
Giulia è distrutta, lo percepisco da dietro quel telefonino dal quale mi manda le foto di quando era a Roma con suo nipote, il nipote maschio, che adorava più di se stessa.
Giulia vorrebbe chiedere a Dio uno scambio: prendi me, non Stelia, non lui così giovane con tutti quei progetti di vita davanti.
Giulia vorrebbe pregare, sperare ma oggi non sa nè pregare nè sperare e ha bisogno che lo facciamo noi per lei, anche dietro un bancone del solito bar.
Inizio a pregare anche con le parole dolorose di Mihaela: “În jur văd numai brazi verzi, flori albe, mesaje de durere şi dor… lumânări aprinse, multe feţe îndurerate care plang plecarea ta. De ce a trebuit sa pleci aşa? De ce nu vrei să îţi îdeplineşti visul care mi l-ai zis cu doar cateva ore înainte să pleci? De ce nu te uiţi în urma ta, să vezi haosul pe care il provoacă plecarea ta din lumea mea, De ce vrei să îţi pui aripile de înger atât de devreme? ???”