Oggi Anna Frank avrebbe compiuto 87 anni
Se c’è una cosa che mia figlia, lo scorso agosto all’epoca di 5 anni compiuti da un paio di mesi, ricorderà della nostra visita alla meravigliosa città di Amsterdam, sarà la casa, tristemente famosa, situtata sulla Prinsengracht 263: la casa di Anna Frank (12 giugno 1960 – 1945).
La forte curiosità che ha suscitato in lei la visita dello stabile e dell’appartamento nascondiglio al quale si accede attraverso la libreria che fungeva da passaggio, l’ho percepito subito quel giorno, ancor prima di entrare.
Due ore e mezza di coda ci hanno diviso dal momento dall’entrata nella casa che abbiamo trascorso sopratutto leggendo. Letture di Anna, della sua storia, degli altri 7 clandestini nascosti insieme a lei, del diario e del dopo.
La casa museo, aperta nel 1960 e curata dal padre Otto, unico sopravvissuto, fino alla sua morte avvenuta nel 1980, è stata svuotata dal mobilio per tramandare il senso di vuoto lasciato dalla morte di tutti gli altri inquilini. L’unico pezzo originale rimasto è la libreria, dalla quale si accede al nascondiglio.
Una ripida e stretta scala, tipicamente olandese, conduce agli alloggi dalle finestre oscurate. Un senso di vuoto e di rispetto impone il silenzio nel quale ognuno medita, pensa, riflette e si commuove. E poi il diario. La calligrafia di Anna, le pagine originali, quella copertina. E le foto dei campi di concentramento. La dura realtà a cui nessuno è mai sufficientemente preparato.
Ed Agata con me, dalla mente sveglia, dalle mille domande e la curiosità innata. A lei ho spiegato tutto, senza entrare troppo nei particolari, ma comunque senza neppure tralasciare la verità storica. La possibilità di lasciare un messaggio, una riflessione, una parola alla fine della visita, l’ha rasserenata. Ha potuto farmi scrivere “Anna ti voglio bene” e con quelle parole liberarsi dalla pesantezza della realtà. Come a dire che, nonostante la realtà per la ragazzina sia stata crudele, può comunque continuare a contare sull’affetto di una bimba e di milioni di persone che la ricordano.
L’altro giorno al supermercato Agata ha identificato sulla scaffale dei libri il diario con la famosa foto di Anna. L’ha sfogliato, ha cercato qualche immagine e poi abbiamo proseguito. Dopo qualche minuto ha voluto le raccontassi ancora tutta la vicenda e alla fine ha chiesto una precisazione. Voleva le dicessi che non è vero, che Anna era un’attrice e che nessuna persona è mai morta.
Come vorrei poter soddisfare la sua richiesta!