Film “La scuola” di Daniele Luchetti. Tutto cambia perché tutto rimanga così com’è?
Ultimo giorno di scuola in un liceo della periferia romana. I professori e gli alunni devono adempiere alle ultime verifiche per poter tracciare l’esito di un anno scolastico.
La giornata inizia ad una fermata dell’autobus, dove il professor Vivaldi (interpretato da Silvio Olrlando) sta aspettando, assieme ai suoi alunni, i mezzi pubblici che possano portarlo a scuola. La fermata è stracolma (segno che l’attesa dei mezzi è stata lunga), ma ai ragazzi sembra non importare: c’è chi gioca prendendosi a librate, c’è chi si bacia, chi sta ripetendo, ecc… Insomma, una classica scena scolpita nel tempo che ritrae il mondo dell’adolescenza. Il professore invece porta con se un grande pacco regalo. Lui stesso si è fatto carico presso gli altri colleghi di comprare un regalo per la professoressa Serino (interpretata da Annarita Laurenzi), prossima alla pensione. Arriva l’autobus, e immediatamente viene assalito dalla folla dei ragazzi, lasciando a piedi il professore, ma per sua fortuna viene caricato dalla professoressa Majello (interpretata da Anna Galiena) che passa da lì col suo motorino.
Giunti a scuola, si assite ad una serie di quotidiane situazioni: ragazzi in procinto di marinare la giornata scolastica, pettegolezzi (uno rigurdante la prof. Majello, a detta di alcuni in crisi con suo marito, perché si è innamorata di un collega di scuola). Ma a sconvolgere la giornata è un drammatico incidente: il crollo del soffitto della biblioteca, dove dovrebbero svolgersi gli scrutini. Il prof. Vivaldi più di una volta ha fatto presente la situazione drammatica della biblioteca al preside (interpretato da Mario Prosperi), ma costui, barricandosi dietro le finte garanzie della legge, pare non interessarsi granché delle problematiche della scuola, anzi invita il professore a “non fare troppa poesia” (ossia a non interessarsi a questo genere di problematiche).
In sala professori, gli altri docenti sono in attesa di cominciare la giornata scolastica, e nel frattempo si scambiano qualche svogliata battuta sul rendimento degli alunni. Tra questi emerge l’austero vicepreside, il professor Sperone (interpretato da Fabrizio Bentivoglio), uomo tutto d’un pezzo, sempre legato alla forma, ma soprattutto frustrato da un incarico ripetitivo a noioso, e che vorrebbe sperare in una promozione per altri incarichi più prestigiosi al Ministero. La sua figura è in netta controtendenza con quella del prof. Vivaldi, decisamente legato ai suoi alunni, anche troppo. Spesso il prof. Vivaldi tende a scusarli anche oltre l’effettivo merito, arrivando ad un livello di compiacenza e faciloneria da molti giudicato come negativo. In realtà il suo obiettivo è quello di rendere la scuola come un luogo bello, una vera alternativa per dei ragazzi di periferia, già condannati da un contesto sociale mortificante. La scuola è il vero e proprio salvataggio per questi alunni. Questa sua personalità, forte ed elastica allo stesso tempo, attira le simpatie della prof.ssa Majello, che in segreto si innamora del professore, e comincia poco per volta a cambiare aspetto, curandosi di più proprio per attirare le sue attenzioni. Ma il professor Vivaldi, piuttosto distratto e preso dalle sue cose, non fa caso ai piccoli segnali che le professoressa lancia (l’orario scolastico parallelo, i progetti condivisi, la gita a Verona…).
Dalla sala professori ci si sposta nelle classi, e qui i vari docenti devono adempiere agli ultimi impegni di verifica: c’è il professor Vivaldi che tenta in tutti i modi di salvare i casi disperati, e il professor Sperone invece che si accanisce contro le sue vittime. In tutto questo però viene fuori una ragazza, Martinelli, che sviene durante un’interrogazione, cadendo sul poster di Vasco Rossi (epica ed immortale la battuta di una compagna di classe, che preoccupata esclama: “Oddio, è caduto Vasco!!!”). La ragazza è incinta.
Tra mille peripezie (in mezzo ci sono stati anche i progetti per l’orientamento nelle scuole medie e i risultati di un progetto sulla scuola), la mattinata termina. Si torna in sala professori per festeggiare il pensionamento della professoressa Serino. Ma stranamente la professoressa (che non è mai mancata a scuola) non c’è. Ma a nessuno pare importare nulla. La festa inizia, e tra gli sfoghi del professore di francese, Mortillaro (interpretato da Roberto Nobile) (che divide gli alunni in due categorie: chi è nato per zappare e chi è nato per studiare), frustrato anch’esso perché la classe dirigente non è andata a studiare francese da lui, e gli altri docenti che ballano e mangiano, ci si avvia verso lo scrutinio. Non potendosi svolgere per motivi di sicurezza in biblioteca, lo scrutinio si tiene in palestra. Inizia quindi un lungo, lunghissimo percorso per poter portare portare la classe quarta in quinta. In tutto questo ci sono dissidi tra colleghi, divergenze dei vari punti di vista sulla didattica, scherzi inopportuni (ad un’insegnante giovane e insicura fanno sparire il registro personale, o anche la telefonata anonima del prof. Mortillaro in cui minaccia la presenza di una bomba nella scuola), accordi surreali (i vari docenti che chiedono al professore di Religione, un parroco, di far iscrivere dei settantenni a scuola per non perdere il posto) e il terrore ad un certo punto che la professoressa Serino fosse rimasta vittima del crollo della biblioteca. In tutto questo emergono gretti personalismi, assoluta noncuranza degli alunni. Solo il prof. Vivaldi porta avanti una strenua e disperata battaglia per far promuovere tutti, compreso Cardini, un ragazzo complessato, che per comunicare con gli altri fa il verso della mosca, correndo da una parte all’altra della classe. Per molti lui è un caso disperato, un “deficiente” (come lo chiama Mortillaro, desideroso di bocciare qualcuno). Vivaldi invece vi intravede tracce di genialità, rifacendosi alle Metamorfosi di Ovidio o di Kafka. Ma il suo tentativo non riesce, perché alla fine Cardini viene bocciato, dopo un lunghissimo scrutinio, accidentato e interrotto moltissime volte. Tra le altre cose però si sospetta che Cardini abbia rubato la telecamera dall’aula multimediale della scuola.
Ogni docente ripreso in questo bellissimo film di Daniele Luchetti (che riadatta sul grande schermo la piece teatrale Sottobanco di Domenico Starnone), è l’immagine di una figura educativa della scuola italiana. Il professor Vivaldi, docente di Italiano, è l’immagine del docente che tutti gli alunni amano: simpatico, sempre disponibile, remissivo e accondiscendente. Gli fa eco la professoressa Majello, docente di matematica: bella e fragile. Il professor Sperone invece è l’auterità fine a sé stessa, incrollabile (anche se alla fine anche lui crolla, quando apprende del mancato trasferimento, e provoca un alunno che risponde violentemente ai suoi scatti). Le professoresse Gana e Lugo invece sono i classici esempi dei docenti “impiegati”, che fanno solo quello che devono fare, poi per il resto hanno di meglio nella vita. Il professor Mortillaro è invece il cronico lamentoso, ma che non fa mai niente affinché la realtà cambi e soprattutto migliori. Il professor Mattozzi, docente di Religione, è un ipercritico verso la cultura, e nello stesso tempo chiuso nei suoi problemi (un prete che va dallo psicoanalista). Ciliegina sulla torta un preside sciatto ed ignorante (celeberrime le sue citazioni, dal risolvere la questione “in totem” ad “Elisa Morante”). Gli alunni, vivaci e gioiosi, sono lasciati al loro grigio destino di perdenti. Ed eccolo qui il ritratto della scuola italiana. E ci si chiede se in vent’anni (il film è stato girato nel 1994 nell’Istituto Superiore Livia Bottardi di Roma) la situazione sia realmente cambiata, nonostante diversi progetti di “riforma” da parte dei vari esecutivi che da allora in poi si sono succeduti.
Il film si avvia alla conclusione scoprendo che la professoressa Serino in realtà è viva, e che la telecamera l’aveva presa lei per poter andare al matrimonio di una sua parente, ma si era dimenticata di avvisare. L’alunno Cardini l’aveva accompagnata Torna a scuola sul tardi per riprendere le sue scarpe, e non si ricorda che quello era il giorno degli scrutini. La professoressa Majello rivela il suo amore a Vivaldi, ma preferisce restare con suo marito, e di cambiare scuola per l’anno successivo. Nella scuola non c’è più nessuno: solo Cardini, che da solo si mette a fare la mosca per tutti gli ambienti del plesso. La scuola non si è interessata a lui, e a lui non rimane che comunicare col vuoto.
Oggi si chiudono le scuole. E da insegnante guardo sempre con piacere questo film, rivedendomici in tutte le situazioni descritte. Ma da insegnante mi chiedo se i nostri alunni spesso li lasciamo al loro grigio destino, preferendo fare la parte degli impiegati, o se ci teniamo ad insegnargli la nobile arte della pace e bene (come stava facendo in classe il prof. Vivaldi). E soprattutto ad insegnargli che la pace, alle volte, va urlata!