L’Austria ci ricorda di festeggiare il Corpus Domini
Sono cresciuto con in testa il mito del bel Danubio blu e orchestre che suonano melodie romantiche.
Ogni anno il concerto di fine anno, trasmesso in tv in collegamento da Vienna, era un appuntamento al quale non mancavo mai!
Ho immaginato Vienna come una città, del tipo di Parigi o Londra, solcata dal “bel Danubio blu” e lungo le rive del fiume svolgersi una vita ricca di musica e romantiche scene d’amore.
Ma a Vienna non c’è il Danubio!
Esso è confinato alla periferia della città e pur avendo notevolissima importanza nella economia dell’Austria e della sua capitale non è coinvolto nella vita artistica e romantica della città.
Ma questa non è stata la mia unica sorpresa nel visitare, di recente, l’Austria.
Intanto il Danubio non è maschio ma femmina: nella lingua madre originaria si dice “Die Donau” cioè “La Danubia”. Quindi “la bella Danubia blu” suona male, molto male.
La Danubia, così per correttezza linguistica e fedele traduzione bisogna chiamarla, non è blu! Essa assume come tutti (e) i fiumi, laghi, mare il colore o dal cielo o dal suo fondo e allora il colore della Danubia a volte è grigia, a volte azzurra, a volte anche blu. Ma non è solo “blu”.
La città, però, è ricca di musica, di concerti, di eleganza, di ritrovi e quant’altro ma non ha La Danubia.
Non ha la Danubia, invece, festeggia il Corpus Domini di giovedì. La festa è talmente partecipata che non si trova neanche un negozio aperto.
Tutti stupiti nella comitiva con la quale mi accompagnavo in questa visita austriaca chiesero: “ma il Corpus Domini” non è domenica?
Ed io a chiarire che la ricorrenza del Corpus Domini anche in Italia originariamente, fino agli anni 80/90, si celebrava il giovedì e che sull’onda di una campagna propagandistica sull’eccessivo numero di vacanze in Italia la ricorrenza fu spostata la domenica.
Ai lavoratori, in sostituzione, furono dati ulteriori giorni 4 di ferie denominate “festività soppresse” e alle industrie e ai commerci si diede l’illusione di operare 4 giorni in più.
A dire il vero fu soppressa pure la festività del 4 novembre, festa dell’Unità Nazionale o delle Forze Armate in accondiscendenza ad un pacifismo montante e, forse perché non riscuoteva molto credito, non fu sostituita con altre giornate di ferie retribuite.
Non conosco i risultati, se positivi o negativi, che ebbero commercio e industria di certo è che furono soppresse 4 festività religiose cattoliche e comunitarie e una laica statale e furono concesse giornate aggiuntive di ferie individuali.
All’Estero le Festività che in Italia furono soppresse vengono celebrate ancora oggi solennemente ed in modo particolare nelle nazioni Sassoni e nella Francia.
A questo punto tre domande finali.
Non è che i cattolici siano stati fregati come sempre anche in questo?
Non sarà che siano stati turlupinati con la solita frase ce lo chiede l’Europa?
Non sarà che si sarà puntato sull’esasperazione dell’individualismo a discapito della comunitarietà?
Meditiamo, meditiamo e stiamo attenti per il futuro!