Giovanni Falcone ucciso ogni anno dalla postuma retorica delle parole di circostanza
Delle citazioni che sovente si fanno di ciò che disse o scrisse Giovanni Falcone quella che mi colpisce sempre è questa: “Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni, non le parole. Se dovessimo dare credito ai discorsi, saremmo tutti bravi ed irreprensibili”.
Oggi, come ogni anno, in questo giorno di ricordo della strage nella quale Giovanni Falcone, la consorte e gli uomini della scorta furono fatti saltare in aria si sprecheranno parole e parole.
Fatta salva la partecipazione delle vocianti e allegre scolaresche il resto saranno parole, parole, parole.
Parole belle, di circostanza, elegantemente e solennemente declamate ma domani, domani tutto sarà come prima.
Gli scolari torneranno nelle loro classi e alle loro attività, gli oratori di turno istituzionali e non riprenderanno il loro giro parlando, parlando e parlando ancora.
Si ripete senza profitto un rituale che credo a Giovanni Falcone non sarebbe piaciuto.
Non doveva essere simpatico a molti forse per quel suo fare sornione, il sorriso malizioso, gli occhi vivaci ma principalmente perchè aveva il coraggio di dire: “Io dico che bisogna stare attenti a non confondere la politica con la giustizia penale. In questo modo, l’Italia, pretesa culla del diritto, rischia di diventare la tomba”. Aveva il coraggio di dirlo in un periodo nel quale tutte le trasmissioni televisive cercavano di inculcare nelle menti degli italiani che mafia è politica e che politica è mafia.
Risale alla memoria le accuse maligne e maliziose di esponenti politici che in pubblico lo accusavano di “tenere i fascicoli nel cassetto”. Questi politici non hanno mai avuto il coraggio di dire: “Giovanni scusaci, sbagliavamo”.
Di sè diceva: “Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma come dovevo affrontarlo”.
Chissà quale problema stavi affrontando in quel tempo in cui tornando da Roma, forse per festeggiare il compleanno che da qualche giorno avevi compiuto, ti hanno fatto saltare barbaramente in aria.
Dopo la strage scompare tutto di Giovanni Falcone: il suo diario, tutti i dischetti, la memoria del databamk Casio è stata svuotata, il computer fisso Olivetti e il Compaq portatili sono vuoti restano solo le sue idee che come sovente diceva devono continuare a camminare sulle nostre gambe.
Rocco Marazzotta
Quelli che fanno sono fatti fuori, quelli che parlano sono al potere. Grande uomo le cui idee sopravviveranno al puzzo di questa politica. Articolo intelligente, piacevole e ben scritto. Complimenti