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Bono: “Gesù è il mio modo per conoscere Dio”

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Risulta difficile pensare che una rockstar possa parlare con così tanta disinvoltura del suo rapporto con la fede in Cristo esattamente come ha fatto Bono Vox, storico leader degli U2, durante un’intervista nel 2014 ad una tv irlandese. In genere il rock ha fatto il paio con parole come sesso, droga, eccesso, e non proprio con Bibbia, preghiera, fede…

Eppure chi conosce bene gli U2 saprà benissimo del loro particolare rapporto con la fede, in particolare con la fede cristiana.

Gli U2 si formano a Dublino sul finire del 1976, quando un ragazzino di quindici anni, Larry Mullen Jr, appassionato di musica e percussioni, appende un bigliettino sulla bacheca scolastica della Mount Temple School, una delle poche scuole non confessionali della capitale irlandese. In quel bigliettino esprimeva la volontà di fondare una rock band. A tale annuncio risposero i fratelli Dave e Dick Evans, un giovanotto esuberante figlio di una coppia inglese, Adam Clayton, e un ragazzino scontroso ed estroverso, Paul Hewson. Il gruppo si vede in un sabato pomeriggio nel giardino di casa Mullen, per provare a suonare qualcosa, e tentando con delle cover, da Jumpin’ Jack Flash dei Rolling Stones a Show me the way di Peter Frampton. Ed in un modo o nell’altro proseguono tentando di fare piccoli concerti a scuola, suonando per lo più cover. Dick però decide di non far parte del gruppo, che nel frattempo aveva preso il nome di Feedback, per poi unirsi successivamente con i Virgin Prunes.

I quattro ragazzi, che nel frattempo cambiano nuovamente il nome del gruppo in Hype, e poi, su suggerimento di Steve Averill, nel definitivo U2, prendendo spunto dal gioco di parole “You Too” e dal nome di un aereo spia americano abbattuto nei cieli dell’Unione Sovietica, cominciano a scrivere canzoni proprie, cercando fortuna in Inghilterra sperando in un contratto discografico. Era il periodo in cui imperava il punk, con tutta la sua furia iconoclasta e nichilista. Gli U2 invece erano dei sempliciotti irlandesi, affascinati dallo spirito del post punk, ma nello stesso tempo degli antici idealisti romantici. Soprattutto Paul (diventato Bono Vox), Dave (diventato The Edge) e Larry, per molto tempo frequenteranno un gruppo di studio della Bibbia, chiamato Shalom. E non solo, la loro fede si riversava per intero nelle trame sonore e nei contenuti lirici delle canzoni degli U2. In particolare il disco October, il secondo album degli U2, è particolarmente denso di un’aura misitca, tormentata e fortemente incentrata sulle varie tematiche bibliche, a cominciare proprio dall’inno che apre l’album, Gloria, con tanto di ritornello in latino (particolarità davveros surreale per una band classificata alla voce post punk).

Non saranno in pochi i critici che muoveranno pesantissime critiche agli U2 per questo loro afflato religioso. C’è chi li considera dei bacchettoni moralisti, e chi dei palloni gonfiati bigotti. E’ nota una critica piuttosto pesante quando uscì War, in cui un critico (cito a memoria, potrei anche sbagliarmi) sostenne che: “pare di ascoltare un album dei Clash con i testi scritti in Vaticano”. Ma la sostanza era che il rock poteva tranquillamente porsi il quesito della fede, senza stare a darsi il solito tono da nichilista e materialista. E quei dischi soprattutto si ergeranno come capolavori iconici di un’epoca, quella degli anni ’80 (dove imperversava il consumismo più sfrenato), in cui tutto pareva dissolversi in un mare di plastica e sintetizzatori. Gli U2 vi opponevano la fede, la rabbia, gli ideali, e il rock come portabandiera di questi ideali.

Ecco, chi conosce gli U2 sa benissimo che la fede, in particolare per Bono, figlio di un cattolico e di una protestante (e in Irlanda questo era un problema mica da poco!), era il modo per comprendere la realtà. La rabbia di Bono per le ingiustizie, spesso e volentieri perpetrate anche in nome della religione, non si risolveva in un’assenza di senso, ma nel cercare in Dio la risposta.

Ecco che ascoltare le sue riflessioni in quell’intervista del 2014 non stupisce affatto. Anzi, ci fa capire che il rock non disdegna la fede, ma può anche valorizzarla, e che Bono non erge a valori l’autodistruzione, ma la speranza e l’amore.

Nell’intervista Bono dice: “Nella Bibbia cerco verità poetiche e fatti storici a cui sono interessato, e naturalmente vi trovo anche la figura storica di Gesù“. E aggiunge: “La persona di Cristo è il modo in cui io comprendo Dio“. Afferma anche di “pregare per poter conoscere la volontà di Dio perché in questo modo è più probabile che le mie preghiere vengano esaudite. Non facciamo preghiere solenni nella mia famiglia. Di solito ci ritroviamo tutti quanti nel letto, un grande letto che abbiamo a casa. Preghiamo insieme a tutti i nostri figli, leggiamo la Bibbia, preghiamo… Non la facciamo regolarmente, ma talvolta andiamo in chiesa la domenica, e ci andiamo a funzione finita, come famiglia, in cerca di pace e di silenzio, e preghiamo di solito per persone che conosciamo e che stanno affrontando momenti difficili o una malattia“.

A questo punto l’intervistatore gli chiede espressamente “Chi è Gesù per te?”, e Bono risponde: “Penso sia una domanda essenziale per i cristiani “Chi era Cristo?”, e non possiamo cavarcela dicendo semplicemente un grande pensatore o un grande filosofo o una cosa del genere, perché Lui in realtà diceva di essere il Messia, ed è per questo che è stato crocifisso. Fu crocifisso perché diceva di essere il Figlio di Dio. Quindi, secondo me, o era davvero il Figlio di Dio o era un pazzo!“. E continua dicendo: “Trovo difficile credere che di tutti i milioni e milioni di persone in buona parte del mondo, che nel corso di duemila anni sono state toccate, la loro vita influenzata e ispirata da un pazzo. Io non lo credo!“. E chiude sostenendo di “non avere alcun problema a credere ai miracoli”, e di credere che Gesù è figlio di Dio, morto e risorto.

 

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