Luci e ombre della nostra realtà
O Dio, Padre della luce,
che conosci le profondità dei cuori,
apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito …
(Preghiera colletta IV domenica di Quaresima/A)
La luce sta accompagnando il nostro tempo di quaresima. E non potrebbe essere diversamente. Ma se non riconosciamo le nostre zone d’ombra sarà difficile
entrare nella luce della gloria di Dio. La nostra realtà è fatta di luci ed ombre, siamo abitati da ideali puri ma anche spinti da pensieri e sentimenti negativi. In noi
convivono virtù e vizi (Papa Francesco). Tutto questo può essere vissuto in vari modi: con moralismo, con indifferenza, con superficialità, nella grazia, nella
corruzione, nell’impegno o nella pigrizia.
La parola di Dio oggi ci ricorda chi siamo e che cosa possiamo diventare. La prima condizione – l’essere – è illuminata dalla prima lettura dove la scelta di Davide da parte di Dio ricorda al nostro cuore che siamo “guardati con amore da Dio Padre”. Ci sceglie non per meriti, ma per amore gratuito. Per elezione e non per selezione. Inutile ricercare la potenza da dimostrare o la bellezza da sfoggiare. Andiamo bene così come siamo, e non sempre la vediamo così. A volte assomigliamo o vorremmo essere come i figli di Iesse muscolosi e maestosi. Ma Dio non guarda ciò che appare subito attraente. Con ciò non vuol dire che Dio non ami ciò che è bello. Ma la verità di noi è nel profondo e non in superficie.
Nel Vangelo oggi la buona notizia: nella nostra cecità – che è il peccato, che offusca la vista dell’anima e ci catapulta nel buio interiore, dove non si vede più, la
realtà perde di senso o vediamo le cose al contrario di come sono – possiamo incontrare la nostra fragilità, metterla nelle mani di chi può restituirci dignità e vita e
tornare nel mondo completamente nuovi. La guarigione del cieco nato è appunto questo processo fatto di tappe, riti, azioni, gesti e simboli che lo conducono alla sua Pasqua, alla sua liberazione. Ma perché questo avvenga dobbiamo essere disposti innanzitutto a “riconoscere” –come direbbe S. Ignazio di Loyola – la nostra
situazione, la nostra realtà, noi stessi. Riconoscere. Accettare. Accogliere. E non è semplice perché come i farisei rischiamo di costruirci un idea fissa di noi. Presumere di essere fatti in un certo modo, addirittura puri, perfetti, giusti, santi, impeccabili. E questa cecità è peggiore della cecità di chi è peccatore. Questa è superbia. Orgoglio. Mondanità spirituale. È essere pieni di sé.
Il Signore consoli con la misericordia i ciechi nati così – tutti noi peccatori, uomini e donne deboli e fragili, creature vulnerabili, segnati dal peccato originale – e
scuota con la parola Sua i ciechi che decidono di rimanere tali – gli orgogliosi e i presuntuosi, i duri di cuore … perché vediamo colui che hai mandato a illuminare il mondo e crediamo in lui solo: Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro salvatore.
(Preghiera colletta IV domenica di Quaresima/A)
E con la forza di questa luce proseguiamo
l’itinerario quaresimale ancora per qualche settimana
senza perdere di vista che la rigenerazione è vicina a noi.
Possiamo lavarci nell’acqua dello Spirito ogni giorno,
lasciandoci amare da Dio, lasciandoci toccare dentro
i nostri occhi malati e feriti.
La Sua Luce non è invasiva ma penetrante.
Non acceca, ma dona occhi nuovi
Gesù-Luce rende santi i peccatori, rende gioiosi i tristi,
rende liberi gli schiavi e abbellisce tutto ciò che prende nelle Sue mani. Amen
Don Domenico Savio Pierro