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Nel Tempo di Avvento dobbiamo rilanciare la speranza

Rilanciare la speranza è sempre un compito difficile. Tre personaggi tipici del tempo di Avvento ci sono riusciti. Oggi essi rilanciano per noi la speranza e ci preparano all’incontro con Cristo: sono il profeta Isaia, Giovanni Battista e Maria. Ciascuno dei tre ha un rapporto missionario tutto particolare con il Messia-Salvatore che viene: Isaia lo preannuncia, Giovanni lo addita già presente, Maria lo possiede e lo dona. Anche altri “poveri di Jaweh” del Primo Testamento vivevano in attesa di un Messia, anche se per molta gente l’attesa era confusa e mescolata a speranze umane. Il messaggio di quei tre personaggi è attuale e necessario anche per noi oggi.

Anche oggi, infatti, la speranza è un valore in crisi di contenuti, perché molti non sanno bene ciò di cui hanno maggior bisogno per la crescita e sviluppo integrale della loro persona. In un’opera teatrale emblematica del nostro tempo, lo scrittore irlandese Samuel Beckett, Premio Nobel di letteratura (1969), denuncia l’assurdità della condizione umana: tutta l’opera Aspettando Godot è costruita sulla lunga attesa di un personaggio importante ma sconosciuto. Si immagina l’incontro, si sogna quello che potrebbe avvenire. Ma quando ormai si dice che quel personaggio è in arrivo, l’attesa cala di tono, si perde la voglia di prepararsi e la sua presenza svanisce. Non c’è l’incontro. La lunga attesa è stata vuota. Soltanto un’illusione!

Non così la speranza cristiana, che è un dinamismo di apertura e di incontro verso una Persona conosciuta e dalla quale ci si sente amati profondamente: è il Salvatore di tutti, con un nome e un volto ben definiti. Si chiama Gesù Cristo. Egli è il centro dell’annuncio missionario della Chiesa. Il Papa Francesco invita tutti a non rimanere prigionieri delle cose terrene, molte o poche, perché queste provocano solo tristezza e chiusura egoista; mentre l’incontro personale con Gesù Cristo porta gioia e speranza, apre alla missione. (*)

Il primo personaggio dell’Avvento, il profeta Isaia (I lettura), otto secoli prima della nascita di Cristo, in tempi di violenza e desolazione era capace di cantare la speranza in un futuro di vita, riconciliazione e prosperità per il suo popolo. In analoghe situazioni di sofferenza, anche un altro giovane profeta, Geremia, era capace di vedere il mandorlo in fiore (Ger 1,11). Dove tutti vedono soltanto negatività, i profeti vedono oltre, lontano, una storia ed una speranza diversa: la storia del Dio che conduce tutti a salvezza. Isaia vedeva spuntare un germoglio, subito ripieno del multiforme spirito del Signore (v. 1-3). E descrive lo stupendo giardino della convivenza pacifica dei viventi (animali e persone umane) tra di loro e con la creazione (v. 5-9). Soltanto un popolo che vive così, nella giustizia e nell’armonia dei rapporti, ha qualcosa di positivo da dire agli altri, può diventare un “vessillo per i popoli” (v. 10). Solo così avrà qualcosa di vero e di bello da condividere nel concerto delle nazioni. E così diventa comunità missionaria! Tra le note di tale popolo rappacificato all’interno e all’esterno, S. Paolo (II lettura) include la capacità di accogliersi “gli uni gli altri come Cristo accolse voi” (v. 7), per la sua misericordia (v. 9).

Il secondo personaggio dell’Avvento, Giovanni Battista (Vangelo), profeta austero e interiormente libero, con parole di fuoco prepara la strada del Signore che viene dopo di lui, battezza “nell’acqua per la conversione”, annunciando la presenza di Uno più forte di lui, che “battezzerà in Spirito Santo e Fuoco” (v. 11). Per questo Giovanni grida: “Convertitevi” (v. 2).

Maria è la creatura già pienamente convertita, cioè rivolta verso Dio, ripiena di Spirito Santo; Maria è la tutta pura, senza macchia; è l’Immacolata (festa dell’8 dicembre). Al centro del Vietnam, dove ho lavorato per sei anni come missionario, ho visitato il santuario mariano di La Vang: lì la Madonna è apparsa nel 1798, in tempo di persecuzioni contro i cristiani, portando un messaggio di consolazione e di speranza. È un messaggio che va bene anche per noi in cammino verso il Natale: “Abbiate fede, figlioli, accettate le sofferenze con pazienza. Io ascolto sempre le vostre domande. Se qualcuno verrà a pregare con me, ascolterò le vostre preghiere”. Maria ha accolto il suo Signore e gli ha dato un corpo umano; ora Lo offre a tutti, anche a quelli che ancora non Lo conoscono.

L’Avvento è un tempo privilegiato per vivere la missione: in Avvento e a Natale il Signore viene a noi; non mancherà all’appuntamento. Ma Egli vuole che anche altri – tutti! – Lo conoscano e Lo accolgano: vuole arrivare agli altri anche tramite noi. Cosa possiamo fare? Diventare Suoi discepoli-missionari!

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