buona novellachiesa

Zaccheo … ma che vergogna!

La vicenda del capo dei pubblicani, di nome Zaccheo, è una storia che provoca scandalo o stupore a seconda di chi la osserva. Gli occhi di chi guarda dall’alto verso
in basso con sprezzante giudizio giudicano Gesù come un maestro spirituale da cui stare lontani, uno che sperpera il suo tempo prezioso con peccatori e peccatrici. Il cuore duro non ammette la misericordia, non sa cosa sia, perché la mente fredda e razionale non ha connessione con il cuore e non affonda le sue radici nella coscienza e soprattutto è una mente blindata all’esperienza dell’amore. Il fariseismo è la religione delle carte scritte, dei concetti di fede ben argomentati, la dottrina asettica e disincarnata: una religione senza vita, una pseudo spiritualità senz’anima.

Con queste lenti non si può che guardare con disprezzo alla chiamata di Zaccheo. Allora per giustificare un rabbì come Gesù o forse per salvarlo dall’eresia in cui sta
cascando con entrambi i piedi si evoca l’ignoranza della storia personale dell’uomo ricco, amico dei romani, estorsore di povere israeliane, traditore della religione
nazionalistica e farabutto in combutta con lo straniero. Siccome Gesù non sa che razza di persona è Zaccheo, ecco che ingenuamente si auto-invita nella casa di questa insulsa figura.

Anche nelle nostre realtà, in mezzo a noi, ma senza andare lontano anche dentro la nostra mente si può instillare questa mentalità: io sono quello onesto e puro perché formalmente sono osservante della religione, mentre coloro che stanno al di là di una sacrestia e fuori di un portone parrocchiale sono persone che non meritano la grazia di Dio. Ma questa mentalità ipocrita si autogiustifica ritenendo la salvezza frutto dei propri sforzi soltanto e conseguenza del pietismo religioso, perciò i Zaccheo di ogni epoca possono salvarsi se “rientrano nel sistema religioso”. Non c’è un briciolo di cammino di fede, ma l’appartenenza ad un club, delle peggiori forme settarie. Ecco lo scandalo che il Vangelo suscita ancora oggi.

Un altro modo di osservazione di questa pagina evangelica è quella di chi, senza appartenere ad un gruppo pastorale, senza essere nemmeno cristiano o
credente in altra religione (estremizziamo come facevano i Detti dei padri del deserto) non fa altro che esperienza del suo vuoto esistenziale e della sua miseria a
causa della strada sbagliata intrapresa. Non un uomo o donna di fede, ma una persona qualsiasi che però sta guardando dentro di sé. Qui c’è una strada
privilegiata per l’azione dello Spirito Santo: la riflessione interiore dell’uomo. E noi stupidi a credere che a furia di preghiere meccaniche si acquisti il bonus per il
Paradiso, accumulando cartellini timbrati alle messe cresca il credito verso Dio Padre.

Questa fede (?) è contrattualistica, con l’idea tutta nel nostro cervello (e il guaio è quando si è profondamente convinti che sia così) che i sacrifici, i fioretti e le
buone azioni siano sufficienti per dirsi “buoni cristiani”, “uomini e donne pii e religiosi”, “bravi e brave cattolici”. Religione fai da te. E Dio? Neanche l’ombra della
sua presenza, tranne che a parole (vuote). Torniamo ai Zaccheo di oggi.

Dicevo, sono invece gli atei o nemmeno atei – gente che neanche si pone il problema di Dio (in senso teorico) – ma che guardano dentro di sé e sentono una sete. Ecco il gesto di Zaccheo che diventa un miracolo. Sale su un sicomoro. Tutto qui. Voleva vedere Gesù. La straordinaria Grazia, gratuita e che supera le attese umane. Dio cerca l’uomo. Dio salva chi nemmeno ha fatto una professione di fede. Dio si invita alla casa del peccatore. Dio si abbassa e guarda da sotto verso l’alto l’uomo che voleva solo vedere. Dove c’è una fessura, anche minuscola, di là entra la luce. E la vita di Zaccheo rifiorisce dalla sue ceneri. Non credendo ai suoi occhi ciò che sta accadendo si sente il cuore toccato dalla verità; ora cadono le squame dalle sue pupille, idratate dal collirio dello Spirito Santo, e rivede tutta la sua vita
percorsa. Ha frodato, mentre prima credeva di risarcirsi. Ha operato ingiustamente, convinto invece prima di fare bene. La sua anima è rinata. La salvezza è entrata nella sua casa.

Anche a te, a me può accadere questo quando “vogliamo vedere” Gesù.
Vedere la Luce. Vedere la Vita.
Vedere noi stessi. Vederci chiaro, nel profondo.

Buona Domenica!
Sac. Domenico Savio Pierro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *