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Amore, Parola, Spirito

Noi ospitiamo Dio. Ce lo dice Gesù con parole da vertigini e inebrianti.
A chi ama Gesù, e con docilità osserva la sua Parola, il Signore assicura che Gesù e il Padre ricambieranno l’amore venendo e prendendo dimora nel loro cuore.
Il Fuoco dell’amore, la Luce della sapienza
, l’Intimità della tenerezza orneranno le profondità di quell’anima che, con la presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, diventa una fornace di intimità.
Dio, con la sua acqua viva, inonda il vissuto del cuore e lo trasforma in terreno fecondo che accoglie in sovrabbondanza le grazie del Signore.
Noi siamo ancora principianti nel cammino di confidenza con Dio.
Tuttavia anche a noi capita o è capitato di vivere momenti di profonda unione con Lui. Momenti difficili e soavi allo stesso tempo, nei quali abbiamo toccato con mano le nostre colpe, ma abbiamo anche sperimentato la gioia del perdono.
Ci siamo sentiti schiacciati dalla nostra zavorra ed elevati con leggerezza su ali d’aquila verso l’amore del Signore.
Abbiamo lottato e ci siamo arresi all’amore.
Ogni volta che questa esperienza ha segnato la nostra vita, eravamo davanti al frutto interiore di chi ama e osserva la Parola. Di chi della Parola fa il suo cibo quotidiano, assieme a tutta la comunità.
Una Parola che chiede la docilità del mangiare l’amaro e il dolce che la caratterizzano. Piegando la testa fino a terra per lasciare che sia Dio ad operare in noi.
Le discussioni, più frequenti dell’ascolto e del silenzio, ci allontanano gli uni dagli altri. Ci isolano.
Tendono ad imporsi, talvolta violentemente.
La Parola che scaturisce dal cuore di Dio “è provata al fuoco”, crea incontri, fonda relazioni di autentica amicizia, restituisce l’accoglienza e la misericordia che abbiamo ricevuto, dà la certezza che ciò che Dio promette avverrà.
La Parola è il cibo e allo stesso tempo il tesoro perenne della Gerusalemme che scende dal cielo come sposa del Risorto.
E’ la risorsa inestimabile e irrinunciabile della Comunità dei Figli di Dio. La luce della nostra famiglia di discepoli da non confondere con la luce del sole o della luna. Noi siamo illuminati dalla “gloria di Dio che ci indica ogni percorso con la lampada dell’Agnello e la presenza dello Spirito Santo”.
Dalla Parola scaturisce la pace di Gesù che non ha nulla a che vedere con la pace che dà il mondo, la storia, la società.
Gesù dona una pace profonda che tocca le radici della persona e del suo cuore. Non ha ambizioni di potere. Non nasconde pretese di dominio o di sopraffazione. Non è violenta. Non conosce le armi se non quelle della condivisione e del dialogo.
Il credente e le comunità di fede conoscono soltanto questa pace: si impegnano a viverla e a diffonderla. A meno che non si lascino vincere dalla competizione che ne inquina la sopravvivenza.
Se entro in una comunità, sperimento spesso l’indifferenza, l’anonimato. Le separazioni e i privilegi. Le spade e le lance.
Quando nelle nostre chiese lasciamo lavorare Dio, Lui “trasformerà le spade in vomeri e le lance in falci”.
Le armi di Gesù, infatti, sono miti e umili, riescono a costruire soltanto incontri, ponti,
 gesti di alleanza.
Costruiscono amore. Non qualsiasi amore. Ma quell’amore fondato sull’ascolto e sull’assimilazione interiore della Parola che viene dal Padre e che lo Spirito ci ricorda ad ogni passo.
Un esempio luminoso ci viene dalla prima Chiesa. A Gerusalemme la comunità è attraversata da un malessere subdolo. I cristiani che vengono dall’ebraismo vogliono che i pagani vengano anch’essi circoncisi. I pagani ritengono che la vera libertà non viene dalla legge di Mosè, ma dalla grazia del Signore che ci rinnova.
Potrebbe essere un motivo di grande divisione. Paolo e Barnaba portano il pensiero degli apostoli che parlano in nome dello Spirito e secondo la saggezza del loro discernimento. Con le loro indicazioni portano l’unità essenziale per testimoniare il Vangelo.
Ad essi occorre fare riferimento per comprendere ciò che veramente conduce alla salvezza.
Nella storia delle nostre comunità si insinua spesso e implacabilmente il tarlo del vecchiume, della ripetitività dei gesti, delle preghiere abitudinarie e vuote, dei doni stravolti dalle preferenze.
In realtà ogni comunità di credenti è riconoscibile attraverso la sua freschezza che viene dallo Spirito Santo che la abita e la conduce.
La salvezza viene dal Signore, dall’unione con Lui, dalla consapevolezza che Gesù e il Padre sono una cosa sola e lo saremo anche noi se ci lasceremo guidare dalla docilità dell’amore.

Gesù, educami a riconoscere la tua presenza in me. Conducimi nell’intimità del mio cuore perché scopra l’opera silenziosa dello Spirito Santo. Insegnami a guardare il Volto di Dio senza paura. Come un figlio.
Troppe distrazioni svuotano di bellezza l’incontro intimo con te. Troppi pensieri vani affliggono la limpidezza del mio animo. Troppe preoccupazioni mettono a tacere in me il dono della pace.
Gesù, conducimi nell’intimo più intimo di me stesso. In quel segreto troverò te, in tutta la tua bellezza e in tutta la tua tenerezza. Di bellezza e di tenerezza ho bisogno se voglio rimanere nella tua pace, diversa dalla pace del mondo.
Gesù, fa’ che le mie mani, le labbra e il cuore si aprano, giorno dopo giorno ad accogliere il Volto di Dio.
Fa’ che le mie mani si congiungano in un gesto di preghiera, fatto tutto di desiderio di Te. Talvolta ci sorprenderemo a mormorare e talvolta a gridare se siamo nell’angoscia.
Gesù insegnami a comprendere e a sperimentare che per fare l’esperienza dell’intimità con Te, col Padre e con lo Spirito bisogna avere il cuore spezzato, lacerato.
Il cuore sempre pronto ad affidarsi alle tue mani tenere, il cui olio guarisce e la cui carezza consola.

Gesù, non posso vivere una fede della pelle. Voglio mettermi, col tuo aiuto, lungo i sentieri della fede del cuore. Questo mi appaga e mi cambia. Mi rende nuovo, anche agli occhi di tanti fratelli e sorelle che non conoscono più le traiettorie del tuo amore.

don Mario Simula

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