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A proposito dell’asinello con cui il Signore entrò a Gerusalemme…

I Vangeli narrano che Gesù giunse con i discepoli vicino Gerusalemme e mandò due di loro nel villaggio a prendere un’asina legata con un puledro e a portarglieli. Questo avvenne, perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria (9, 9): “Esulta figlia di Sion! Ecco, a te viene il tuo re umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina”. La mattina dopo, i discepoli coprirono l’asina con dei mantelli e Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme. Qui, si era radunata la folla numerosa, avendo sentito che stava arrivando il Messia, stese a terra i mantelli e agitando ramoscelli di ulivo e di palma, rendevano onore a Gesù. E Gesù fece il suo ingresso in Gerusalemme, sede del potere civile e religioso in Palestina, acclamato come un re seduto su un’asina, non su un cavallo simbolo di nobiltà. Certamente, il Messia, atteso come un liberatore, avrebbe dovuto cavalcare un cavallo, ma Egli scelse un’asina, animale umile, mite, a servizio della gente pacifica e lavoratrice. Quindi, Gesù si mostra un re privo di ogni forma esteriore di potere, armato solo dei segni della pace e del perdono, a partire dalla cavalcatura.

A proposito dell’asinello con cui il Signore entrò a Gerusalemme. Dopo la festa tornò a casa e a mamma asina raccontò degli applausi di cui era stato oggetto e che la gente aveva perfino messo dei drappi sotto i suoi zoccoli. Mamma asina non disse niente. Ma il venerdì successivo gli disse di fare una passeggiata per vedere com’era finito il tizio che aveva portato in trionfo sulla sua groppa, qualche giorno prima. Vi andò e tornò tutto sconsolato: “E’ salito a piedi fino al colle del calvario e preso a scudisciate quando avanzava troppo lentamente!”.  “Asinello mio – gli disse la madre -. Sei proprio della mia razza, capisci le cose in ritardo. Ma non sei cattivo come quelli che ti hanno messo dei drappi sotto gli zoccoli”!

Buona domenica!

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