editoriali

L’Alfiere della Repubblica, e della vita, ha 14 anni.

Mentre era in classe e seguiva una lezione, Luca Ragosa, ragazzo genovese di 14 anni, si è accorto che un compagno stava scavalcando la balaustra con la chiara intenzione di SUICIDARSI. Senza perdere un secondo Luca, mettendosi lui stesso in pericolo, ha oltrepassato il davanzale e riuscendo a trattenere il coetaneo che nel frattempo aveva già una gamba oltre la ringhiera. Luca lo ha trascinato prima a terra e poi contro il muro, riuscendo a SALVARLO sotto lo sguardo stupito dei compagni di classe e dei professori. Per il suo coraggio e per la sua prontezza, Luca è stato premiato dal Presidente Mattarella come uno dei 30 giovani alfieri della Repubblica. La motivazione ufficiale: “Per avere, senza esitazione, tratto in salvo un amico, correndo un rischio personale, impedendogli di compiere un gesto definitivo”.

Luca ha 14 anni, e lo slancio NATURALE con cui ha salvato l’amico dal suicidio è la migliore e definitiva risposta a Cappato e a tutti quelli che vorrebbero imporre la legge sull’eutanasia criminale e nemica dell’uomo. Soprattutto di quello più fragile, debole, indifeso. Luca a 14 anni ha svelato il cuore e la mente dell’uomo destati dal dolore profondo del prossimo, e per questo capaci di orientare e spingere ogni gesto per la vita, non per la morte. E di certo quell’amico è stato felice di aver incontrato Luca a salvargli la vita e non uno che lo avesse aiutato a suicidarsi. Speriamo che, di fronte a qualsiasi tentativo di imporre una legge assassina, Mattarella e i Presidenti che verranno si ricordino di Luca e dell’onorificenza che gli è stata data. E gli italiani non dimentichino che la vita va rispettata e difesa sempre, dal concepimento al termine naturale.

Un ragazzo di 14 anni lo ha testimoniato semplicemente, polverizzando nella verità dell’amore che costituisce la persona, la follia e i sofismi di ogni cultura della morte.

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