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La comunità ecclesiale mostra la sua bellezza ogni volta che ricorda che il Signore ci ha amati per primo

Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale dice: « La Santissima Trinità è all’origine di ogni missione e con l’Incarnazione, Passione Morte e Risurrezione del Figlio ci mostra fino a che punto ama la nostra umanità e fa proprie le nostre gioie e le nostre sofferenze, i nostri desideri e le nostre angosce. Il mondo in cui viviamo e il suo bisogno di redenzione sono cari al cuore di Cristo che ci chiama a sentirci parte attiva di questa missione: «Andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli» (Mt 22,9). Nessuno è estraneo, nessuno può sentirsi estraneo o lontano rispetto a questo amore di compassione.

«La comunità ecclesiale mostra la sua bellezza ogni volta che ricorda con gratitudine che il Signore ci ha amati per primo. La predilezione amorosa del Signore ci sorprende, e fa fiorire nel nostro cuore il miracolo della gratuità, del dono gratuito di sé.  Anche l’impegno missionario non si può mai ottenere in conseguenza di un ragionamento o un calcolo. Il mettersi “in stato di missione” è un riflesso della gratitudine».
«Quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20), la misericordia che ci è stata usata, ci permette di recuperare la passione condivisa per creare «una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni». In questo tempo di pandemia, davanti alla tentazione di mascherare e giustificare l’indifferenza e l’apatia in nome del sano distanziamento sociale, è urgente la missione della compassione capace di incontro, di cura e di promozione. C’è bisogno urgente di missionari di speranza che, unti dal Signore, siano capaci di ricordare profeticamente che nessuno si salva da solo».


«Oggi, Gesù ha bisogno di cuori che siano capaci di vivere la vocazione come una vera storia d’amore, che li faccia andare alle periferie del mondo e diventare messaggeri e strumenti di compassione.  Ed è una chiamata che Egli rivolge a tutti, seppure non nello stesso modo. Ricordiamo che ci sono periferie che si trovano vicino a noi, nel centro di una città, o nella propria famiglia. C’è anche un aspetto dell’apertura universale dell’amore che non è geografico bensì esistenziale.

Vivere la missione è avventurarsi a coltivare gli stessi sentimenti di Cristo Gesù e credere con Lui che chi mi sta accanto è pure mio fratello e mia sorella.  Che il Suo amore di compassione risvegli anche il nostro cuore e ci renda tutti discepoli missionari. Maria, la prima discepola missionaria, faccia crescere in tutti i battezzati il desiderio di essere sale e luce delle nostre terre.

Buona domenica!

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