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La sazietà che va oltre i giorni dell’uomo

7 Domenica del T.O. – anno BLa sazietà che va oltre i giorni dell’uomo

 Il brano di questa domenica ci introduce più direttamente al discorso del ” pane di vita “. La lettura del capitolo sesto di Giovanni ci offre proprio l’opportunità di approfondire questo tema centrale del quarto vangelo cogliendone in modo progressivo i diversi aspetti.

La folla, che è stata saziata in maniera miracolosa, parte alla ricerca di Gesù. Vuole, addirittura, farlo re. Gesù avverte subito che quella gente è avida soltanto dei prodigi spettacolari e vorrebbe vivere  di miracoli. Per cui denuncia l’ambiguità di questa ricerca : « voi mi cercate non perché avete visto dei segni,  ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati ».

Si  tratta di una ricerca troppo interessata e riduttiva. Il verbo « cercare »  è  un verbo-chiave, caratteristico del quarto vangelo. In ogni modo il Maestro invita chi si è messo in cammino verso di lui a interrogarsi per sapere cosa si aspetta da Gesù. perché  lo cerca, che cosa spera  di ottenere. Si tratta di prendere coscienza delle vere motivazioni e dei veri obiettivi della ricerca.

Poiché c’è chi cerca Gesù e chi cerca se stesso, chi lo cerca per motivi utilitaristici e chi invece vuole farne il centro della propria vita. Occorre cercarlo in chiave esistenziale, cioè non soltanto per « sapere » (chiave intellettuale) ma soprattutto perché non si potrebbe vivere senza di lui, e perciò si vuole « dimorare » con lui. Questo tipo di ricerca corrisponde con il dinamismo proprio del credente che, stimolato dal segno, va oltre il segno per coglierne il significato profondo.      « Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il padre, Dio, ha messo il suo sigillo ». Certo Gesù non rifiuta questo pane che perisce, non ne misconosce l’importanza, cioè non è insensibile alle necessità elementari dell’uomo, rifiuta invece  di fermarsi a questo. Conferma che « non di solo pane  vive l’uomo » (Mt 4,4). Infatti, il cibo che alimenta la vita che finisce con la morte è precario e di poco conto.

Quello vero « rimane », perché è in rapporto con la vita eterna. Esso è posto in relazione con il ruolo di Gesù, l’inviato autorevole e il  Figlio autentico di Dio. Egli è infatti l’inviato sul quale Dio ha messo il suo sigillo, cioè il segno di autenticazione, di appartenenza e di protezione tipico degli eletti : Dio lo ha abilitato in modo permanente a donare l’alimento per la vita eterna. In seguito all’ invito di Gesù, la folla gli chiede : « che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio ? ». Nella sua risposta Gesù riprende l’espressione « opere di Dio », ma al singolare : « Questa è l’opera di Dio :credere in colui che Egli ha mandato » la folla pensa immediatamente a qualcosa da fare, a delle opere onerose da compiere, per meritare la simpatia di Dio. Il Maestro replica che « l’opera » fondamentale è la fede o il credere. E’ il punto focale del brano di questa domenica. La fede è prima di tutto un dono, ma richiede anche una libera risposta dell’ uomo. C’è una sola cosa da fare: lasciarsi fare.

Don Joseph Ndoum   

                                                      Prima lettura 2Re 4,42-44 dal Salmo 144/145 Seconda lettura Efesini 4,1-6 Vangelo Giovanni 6,1-15

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