chiesasolo cose belle

Il Vangelo in tre cartelli

Primo: “Non sparlare degli altri”. Secondo: “Vietato lamentarsi”. Terzo: “Non comandare”. Tre cartelli, affissi – quasi a mo’ di tavole della legge -, sul portale d’ingresso del santuario della Vergine del Silenzio, ad Avezzano (L’Aquila). Sono, appunto, le tre regole di Maria. Valgono per i cristiani, ma anche per chiunque altro. Ci aiutano a vivere meglio, insieme. Le ha sintetizzate fra Emiliano Antenucci, sacerdote dell’ordine dei Frati Cappuccini e rettore del santuario. Sono indicazioni vicine alla spiritualità del Santo Padre, che non a caso ha intessuto col religioso abruzzese un rapporto di amicizia e profonda sintonia. E in fondo raccolgono spunti che circolano, da sempre, nella storia della Chiesa. Tre regole semplici. E difficilissime.

La prima, “Non sparlare degli altri” è quasi un leitmotiv della predicazione di Bergoglio. E lo stesso Antenucci vi ha riflettuto a fondo, in un suo libro, intitolato proprio Non sparlare degli altri (Effatà editrice) pubblicare di recente. «Quando sparliamo» sottolinea il religioso «sporchiamo l’immagine di bellezza che c’è nell’altro». E riprendendo l’introduzione del libro, scritta proprio da papa Francesco, usa una metafora forte: «Chi sparla, getta la bomba dell’odio e del sospetto. E quasi come un terrorista». La seconda regola, “Vietato lamentarsi” «è affissa anche sulla porta dello studio del Papa» ricorda il Rettore. «La lamentela è un veleno, che fa male non solo a chi la riceve, ma anche a chi la pronuncia. Lamentarsi con il Signore qualche volta va bene: anche quella può essere una forma di preghiera. Ma lamentarsi con gli altri e soprattutto degli altri è inutile e dannoso. Meglio, piuttosto, il silenzio. Meglio rimboccarsi le maniche e mettersi in ascolto di chi ha bisogno».

Il terzo cartello, “vietato comandare” è l’ultimo in ordine di tempo. È comparso sulla porta del santuario pochi giorni fa. «L’idea mi è venuta mentre celebravo l’Eucarestia» spiega il religioso. «Mi torna in mente una frase di don Tonino Bello, che in più occasioni il Papa ha voluto riprendere: “chi non vive per servire, non serve per vivere”. Guai a dimenticare che la Chiesa è un’esperienza di servizio e non di potere». Eppure siamo umani, troppo umani, a volte. «Così, un po’ a tutti i livelli, tra i religiosi come tra i laici, si cerca di affermare il proprio piccolo privilegio, di esprimere, in un modo o nell’altro, la propria superiorità sugli altri. Ma Gesù ci ha chiamati amici e ci ha indicato la via del servizio per essere felici. E proprio questo che la Chiesa dovrebbe essere: un’assemblea di amici, non un palcoscenico per i vip». Tre frasi essenziali.

Tre regole antiche e sempre nuove. E pochissimo altro da aggiungere. Come hanno reagito i fedeli, leggendo i cartelli affisi sulla porta? «All’inizio con un po’ di sorpresa, però bene. Mi auguro che queste regole possano aiutare tutti, me compreso, a riscoprire l’idea di Chiesa come ospedale da campo, anzi come farmacia, che ci aiuta a guarire dai nostri piccoli e grandi veleni, per andare incontro, con serenità, al Signore che ci vuole felici». (da Famiglia Cristiana)

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