editoriali

Don Sergio, uomo di Pace

“L’avevo conosciuto nel 1962 in seminario: era quattro anni avanti a me, ma me lo ricordo benissimo: già allora era un uomo di Pace”. Mio padre Rino lo ricorda così, dai tempi dei suoi studi, prima ancora che divenisse parroco qui a San Lino. Perché don Sergio è un ricordo di famiglia, ci ha accompagnato per tanti nostri anni di cammino, ha accompagnato i miei genitori, mia sorella e me, sebbene quelli fossero gli anni della mia ‘ribellione’,ed in Chiesa non “ci capitavo” troppo spesso. Eppure lui c’era sempre,e ti accoglieva come un Padre che accoglie i suoi figli sempre col sorriso, ed una mano tesa per aiutarti e sostenerti.

“Quando venne a San Lino eravamo presenti alla prima celebrazione nella Chiesa vecchia. Dopo la messa andai a salutarlo e gli dissi che il suo intervento nell’omelia era stato rivoluzionario per la parrocchia, che fino ad allora era stata abituata a sentire solo la teologia del venerdì santo, mentre don Sergio parlò della Gioia e della meraviglia della Resurrezione (‘Se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede’ – S.Paolo). In altre occasioni gli dissi che ero contrario alla religiosità delle processioni e per questo non vi prendevo parte. Ebbene, con la scusa di farmi leggere o commentare, mi portò piano piano a partecipare. Non imponeva nulla e sapeva chiedere con grazia, ringraziando abbondantemente. In quello che diceva ci credeva lui per primo”.

Anche mia mamma ne ricorda il sorriso e l’umiltà come le due caratteristiche predominanti nel rapportarsi con chiunque: sì, proprio chiunque perché in chiunque vedeva un fratello!

“Ricordo quanto si diede da fare perché i bambini facessero la prima comunione nella bella Chiesa dell’Onpi, prima ancora che fosse finita la Chiesa nuova di San Lino. E noi non lo abbiamo mai dimenticato”.

E mia sorella Rachele ricorda gli anni del catechismo con grande gioia e nostalgia, sottolineando la calma e la tranquillità di un maestro che insegnava ai bambini e agli adolescenti lo stare in comunità, con dolcezza e grazia, ma anche con quel pizzico di autorità necessaria al maestro, a cui bastava solo un dito alzato per riportare la calma quando qualcuno per così dire andava oltre.
Era sempre disponibile all’ascolto, trovava sempre un po’ di tempo per tutti – anche quando non ne aveva – e con la sua calma paziente sorrideva con amore. Tante chiacchierate abbiamo fatto insieme sul senso della famiglia, e quale gioia ho visto nei suoi occhi quando gli presentai mio marito Francesco: ci accolse a festa addirittura nella sua casa!
Grazie e buon viaggio Maestro – compagno di cammino, con la certezza che il Padre misericordioso ti abbia già accolto nel Regno dei Beati.

Famiglia Cattani

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