editoriali

Il “Memoriale della Shoah” di Tarquinia è una lezione a cielo aperto

Ciao, sono Massimo Gibertini, ho 13 anni ed il 23 dicembre scorso sono stato a Tarquinia, un paese che si trova nel Lazio.

Li a Tarquinia c’è una realtà chiamata “Semi di pace”, in questa associazione ci sono molti ragazzi, educatori ,genitori e molte altre persone…

Una cosa che colpisce forse maggiormente in questo posto è un monumento, un reperto  storico, del 1938/1945: un vagone di un treno che veniva usato per deportare gli Ebrei.

Inizio col dire il motivo per cui questo vagone si trova in questo luogo, che non è un museo ma un centro accoglienza come gli altri, beh questo vagone è lì perché il presidente dell’associazione, Luca Bondi, è molto interessato allo studio, alla storia, e vuole far sapere a tutti quelli che passano di lì , che sono lì, cosa è successo prima di loro.

Come ha fatto a portare questo vagone a Tarquinia? Il presidente della Associazione Semi di Pace ha saputo che a Bologna c’erano 4 vagoni del 1939 in disuso e quindi, dopo una serie di trafile burocratiche, è riuscito a farsene donare uno da installare a Tarquinia per il proprio memoriale in modo che tutti potessero vederlo e visitarlo, in particolar modo i ragazzi delle scuole o i visitatori della Cittadella.

Ci sono state molte spese ma nonostante questo Luca Bondi non si è arreso ed è riuscito a portare il vagone nelle migliori condizioni a Tarquinia, presso la sua associazione.

Quando si arriva, subito dopo aver parcheggiato le macchine si nota questa vagone attorniato da siepi. Io mi sono  subito impressionato perché avevo già visto delle foto di alcuni vagoni e questo era uguale, ero molto agitato al solo pensiero che quel vagone di quasi 100 anni fa era davanti a me, il vagone che è stato usato per deportare gli Ebrei.

Dopo averci fatto fare il giro della Cittadella, Luca ci ha portati all’ultima tappa, il “Memoriale della Shoah”, che appunto è composto da un labirinto di siepi e su ognuna c’è un pannello con scritto un pezzo di storia: alla fine di questo percorso ci si imbatte in un vagone del 1939 e lì sono rimasto scioccato.

Luca ci ha fatto entrare nel vagone e io ho immaginato la scena degli uomini, donne, bambini e bambine tutti attaccati lì dentro, senza potersi sedere per almeno 4 giorni di viaggio: ero scandalizzato solo dal pensiero che queste persone, uomini come me e come noi,  hanno dovuto soffrire così tanto senza un perché visto che non c’è un motivo valido o una spiegazione razionale a quello che è successo.

È stato molto emozionante vedere questo vagone, questo reperto storico , penso di aver imparato molto grazie a questo luogo.

Massimo Gibertini

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