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Un mare da amare: molliamo gli ormeggi

Storicamente il mare, quella immensa distesa d’acqua che offre alla vista il pianeta Terra come un puntino blu nello spazio più nero, è fonte primordiale di vita.

Il mare si riveste delle più affascinanti gradazioni del colore blu, seguendo il susseguirsi delle stagioni, del moto ondoso causato dal vento e dalla corrente, lasciandosi riscaldare dal tepore dei raggi del Sole e ammaliandosi grazie agli influssi esercitati dalla Luna, sua compagna, durante le ore più scure, quando tutto, sulla terraferma, sembra fermarsi.

Il mare ha ispirato poeti e scrittori, è stato lo sfondo di capolavori pittorici, è stato musica per le orecchie di musicanti e compositori, ma anche di noi che, in tenera età (e anche adesso a dire il vero), avvicinavamo le splendide casette di grandi paguri o lumache di mare alle nostre orecchie, per sentire chissà quale sinfonia o quale richiamo arrivasse dai fondali marini.

Il mare ha affascinato gli innamorati ma anche la solitudine, è stato croce e delizia di comandanti e di ciurme di navi e pescherecci in cerca di fortuna e di nuove scoperte.

E’ un fedele messaggero di pensieri e parole sigillate in bottiglie colme di addii, di arrivederci, di rimpianti e di amorevoli speranze.

Ed è proprio per questo suo splendore, per questa sua valenza ed importanza nella vita di tutti, che il mare va protetto e salvaguardato come fosse il nostro secondo cuore.

E’ evidente, e dolente (ma evidentemente non per tutti), che noi, in quanto specie umana, siamo gli unici artefici responsabili delle dannose involuzioni che l’ecosistema marino sta subendo nel corso degli anni.

Il nostro Centro Socio-Educativo “Stella del Mattino” presso l’”Oasi Mamma Bella” di Campi Salentina e gestito dalle Suore Calasanziane, si è voluto schierare apertamente ed incondizionatamente in prima linea sul fronte della sensibilizzazione giovanile alle tematiche ecologiche e a quelle del riciclo creat(t)tivo.

Oltre ai vari laboratori improntati sul riciclo, che praticamente sono onnipresenti nella programmazione mensile delle attività del Centro, quest’anno abbiamo voluto implementare le nostre attività didattiche, pedagogiche e formative, con la costruzione di una “Plastic Boat”.

La barca ci consente di viaggiare fisicamente. Ma anche di intraprendere un affascinante percorso esplorativo dentro il proprio mondo interiore. Offre la possibilità di approdare in sconfinati lidi immaginari dove si è a tu per tu con sé stessi, ragionando e dialogando con i propri sogni, con le proprie emozioni e, soprattutto, con le proprie paure, rendendole, cosi’, produttive.

Si è offerta, dunque, l’occasione di imparare che, nella vita, per diventare abili condottieri e capitani coraggiosi occorre tanta pazienza, tanta costanza e tanta fiducia nelle proprie capacità. Virtù, queste, che hanno trovato espressione proprio nella costruzione “concreta della barca in plastica.

A livello operativo e metodologico abbiamo cercato di improntare il laboratorio sul principio (caro all’attivismo pedagogico ) del “learning by doing” cosi che i “piccoli ingegneri” potessero anche apprendere oltre che progettare e costruire.

Riteniamo, infatti, che si possa apprendere anche, (e soprattutto laddove si ravvisino difficoltà apprenditive di tipo cognitivo e ambientale), con strumenti altri rispetto a quelli utilizzati nelle attività di didattica tradizionale diciamo.

I ragazzi e le ragazze hanno così migliorato la loro percezione spaziale, hanno proposto soluzioni tecniche alternative, ma soprattutto hanno collaborato. E questa, crediamo, sia la conquista più grande ed in fondo il senso profondo di questo laboratorio.

Collaborazione, aiuto, complicità, mediazione, in una attività che non riguarda il singolo ma il gruppo. E la cosa che ci fa ancora più piacere è che il gruppo in questione, non è un “gruppo dei pari” ma è definito da fasce d’età diverse. E sappiamo quanto la collaborazione sia difficile quando il continuum delle età presenti in un gruppo è abbastanza largo.

La barca, attualmente, è ancora in cantiere. Ci vorrà ancora un po’ di tempo per poterla vedere finita. E non appena lo sarà, saremo tutti emozionati nel testarla a mare.

Molleremo così gli ormeggi, ed andremo incontro a nuovi orizzonti. La vita è bella e perciò va vissuta e, spesso, non esiste compagno di viaggio più fidato di sé stessi, su di una nave che, anche se di plastica, ci restituisce una dimensione esistenziale più umana ed autentica.

Antonio Celli
Educatore del Centro Socio-Educativo “Stella del Mattino”

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