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Usciamo dalla narrazione del terrore e cominciamo a ricostruire l’Italia

La narrazione del terrore deve continuare, anche a scapito della realtà che parla di cure che funzionano, di virus più debole, di ospedali che si svuotano. E come in medicina prendiamo per oro colato le parole di esperti basate su dati e grafici, ma non sulla realtà dei fatti e accusiamo di irresponsabilità i medici che sono stati in prima linea che hanno visto la morte e oggi curano, così per la scuola ci affidiamo ad esperti che sembra che a scuola non ci siano mai entrati.

Tutto quello che sanno dire è distanziamento, sanificazione, lavarsi le mani, mascherine, didattica a distanza, ore diminuite come se la scuola fosse un’entità astratta di cui decidere le coordinate.

La scuola ha bisogno di investimenti strutturali, ha bisogno di aumentare gli insegnanti, ha bisogno di tempo e spazio per recuperare il danno provocato dalla gestione di questa emergenza. Soprattutto ha bisogno di adulti che si assumano le proprie responsabilità e mettano al primo posto il diritto all’istruzione.

L’ ostinazione a proporre solo limiti e regole inattuabili sembra confermare il sospetto che l’emergenza venga usata per imporre cambiamenti che in tempi non eccezionali non sarebbero mai passati. Le regole assurde sembrano fatte apposta per confermare che non è possibile aprire perché nessuno si prende la responsabilità.

Ma a cosa serve la politica e una classe dirigente che non si assumono la responsabilità di niente se non di confermare loro stesse?

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