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Giù le mascherine! Esistono scienziati, e persone, che pongono domande

Qualcuno doveva porre prima o poi domande sulla gestione della emergenza in forma ufficiale ed infine è stato fatto. Per fortuna, aggiungiamo.

Un gruppo di scienziati e medici ha scritto una lettera al governo dove vengono sollevate questioni controverse in merito alle scelte fatte negli ultimi tre mesi, viene rilevata la diffusione di un clima terroristico e viene chiesto di porre fine allo stato di emergenza.

Nel gruppo dei firmatari ci sono il professor Pasquale Bacco, la dottoressa Antonietta Gatti, il dottor Mariano Amici, la professoressa Carmela Rescigno, il dottor Fabio Milani e la dottoressa Maria Grazia Dondini.

Sappiamo già quali obiezioni possono essere sollevate sui medici firmatari in merito ad una non loro credibilità o alla vaga accusa di essere no vax, slogan vuoto e privo di senso usato per screditare una persona invece che confutare i suoi argomenti. Slogan a cui si aggiunge oggi quello ancora più sciocco di no mask, come se avere posizioni diverse sull’uso delle mascherine per il contenimento del contagio non fosse ammesso.

La scienza si nutre di dibattitto e confronto, nella storia la scienza ha ritenuto certi assunti che in seguito si sono rivelati falsi o dannosi, quello di imporre una sorta di credo scientocratico e di bollare come incompetente chi non si adegua ai dettami di un pensiero unico è una follia tutta odierna.

Semmai dovremmo chiederci perché i cosiddetti scienziati mainstream non hanno mai domande da porre, né dubbi da portare in un confronto, ma solo certezze da vendere.

Gli argomenti portati nella lettera sono assolutamente attendibili e provati, la scienza deve pretendere risposte, ma non solo. Le scelte portate avanti negli ultimi tre mesi hanno avuto pesanti ripercussioni sulla vita del paese e dei cittadini. Ogni cittadino consapevole di abitare ancora una democrazia dovrebbe pretendere risposte.

E degli argomenti parleremo.

Quanti sono realmente i deceduti per covid e quanto differisce la percentuale dalla media degli anni precedenti per patologie simili? Dare questo tipo di informazione avrebbe generato meno panico nella popolazione.

Quali sono i reali motivi per cui in alcune zone del Nord Italia si è registrata una diffusione tanto eccezionale ed una letalità tanto più alta rispetto ad altre zone del paese? Un’intera nazione è stata bloccata ma di fatto l’emergenza è stata solo in alcune zone, nonostante le previsioni catastrofiche.

I tamponi effettuati per rilevare la positività al virus danno una percentuale di “falsi positivi” e “falsi negativi”, per cui possono risultare “contagiati” soggetti che non lo sono. I dati vanno spiegati ai sanitari e alla popolazione evitando inutili allarmismi.

Quali sono i criteri adottati per la creazione delle proiezioni elaborate dagli esperti e quale conferma nei dati reali oggi disponibili hanno sinora avuto queste proiezioni?

Per quale motivo si è deciso di non tenere in considerazione gli studi e i rilievi di medici e specialisti impegnati sul campo, privilegiando l’impostazione opinabile degli “esperti” anche laddove contraddetta da casi documentati?

Per quale motivo sono stati impediti gli esami autoptici, che si sono invece rivelati, quando effettuati, una fonte insostituibile di importanti informazioni sulla malattia, comprenderne il decorso e scoprire che erano state messe in atto cure non adatte?

Per quale motivo si sono date disposizioni, su indicazione dell’OMS, di trasferire i pazienti anziani nelle RSA, con le conseguenze ben note?

Di fronte al silenzio di tre mesi in cui le domande non sono state avanzate e non abbiamo avuto risposte, possiamo noi porci una domanda su quanta malafede possa esserci stata nella gestione al di là della competenza o meno. Domanda più che lecita vista la strada intrapresa dal governo in campo economico e educativo con interventi che esulano dalla mera gestione della emergenza (vedi le candide dichiarazioni in merito al cogliere l’occasione per progettare la “scuola del futuro”).

Arrivati a fine maggio, con i contagi in calo, i malati curati e curabili, con una fetta della popolazione che ha riportato pesanti conseguenze psicologiche, sarebbe ora di interrompere la spirale della paura e cominciare a chiedere che venga fatta luce e giustizia su quanto accaduto.

Se tutto questo è vero, dovremo comprendere che è ora di smettere di parlare solo di questioni sanitarie. Niente sarà più come prima dopo questo shock, ma questo “dopo” possiamo subirlo come lo architettano gli esperti o esserne artefici. Dopotutto siamo ancora una democrazia, almeno formalmente.

Belinda Bruni Selis

Comunicato stampa

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