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In fondo Kobe era un padre che, come noi,accompagnava i suoi figli alla partita…

Si avvicina il sabato, il sabato delle partite. Domani, come ormai da anni a questa parte, io e altre migliaia di genitori (mamme e papà) ci divideremo i figli nostri, e quelli degli altri, per riempire le nostre macchine e accompagnargli alla partita.

Ci sono i gruppi chat dei genitori, ci confronteremo con altri papà e mamme, ci daremo gli orari di appuntamento e raccoglieremo tre o quattro amichetti dei nostri figli (anche di più per chi ha le macchine capienti, la mia la chiamo “giberpullmino”) e via attenti alla ricerca del campo di gioco.

In fondo Kobe Bryant anche lui era un padre che stava accompagnando la figlia, l’amica della figlia coi suoi genitori, alla partita di basket : certo lui era su un elicottero, noi nelle nostre autovetture più o meno belle, ma l’essere genitore è uguale in tutto il mondo, a qualsiasi latitudine, su qualsiasi mezzo di locomozione, ricco o povero che sia.

Avrà avuto gli stessi pensieri di noi genitori quando siamo “via” con solo un pezzo di famiglia, già divisi temporaneamente, col timore di dividerci per sempre senza l’ultimo saluto; avrà avuto le stesse gioie di noi genitori quando accompagniamo un figlio solo e finalmente possiamo “coccolarcelo” lontano dagli altri e da lui farci coccolare; avrà avuto gli stessi pensieri e consigli di noi padri in tribuna, “divertiti e facci e divertire”.

In fondo Kobe era un padre che quel giorno stava accompagnando sua figlia alla partita ed è forse questo uno dei motivi per il quale questa vicenda ha scosso l’intera umanità: non solo perchè era un ex campione dell’Nba ma soprattutto perchè era un padre-campione per la sua famiglia, per i suoi figli, come ognuno di noi.

Addio papà Kobe.

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