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La vita oltre il dolore: Ghosteen, il nuovo album di Nick Cave

Senza contare i dischi incisi con i Boys Next Door (2 album), quelli con i Birthday Party (3 album e una manciata di ep), i Grinderman (2 album), e tutta la serie di progetti e colonne sonore, Nick Cave, assieme al suo fido gruppo di amici e musicisti, i Bad Seeds, giunge al suo diciassettesimo album in studio. L’album si intitola Ghosteen, e a detta dello stesso artista australiano, è una sorta di concept dove il tema fondamentale è lo “spirito migrante” che attraversa tutte le fasi della vita, soprattutto quelle più dolorose.

Nel luglio del 2015 la sua famiglia è stata investita da uno dei dolori più grandi e assurdi che possano colpire: la morte di un figlio. Arthur Cave, quindicenne, muore cadendo da una scogliera di diciotto metri di Brighton, una città dell’East Sussex a sud di Londra (dove si è stabilita la famiglia Cave). Le cause della caduta forse sono riconducili alla “bravata” commessa dal giovanotto, che pare avesse assunto LSD, e sotto effetto di questa sostanza, probabilmente avesse perso il cosiddetto “senso del limite”.

Nick Cave e sua moglie Susie Bick avevano diffuso un comunicato stampa in cui confermavano il decesso del figlio: “Nostro figlio Arthur è morto martedì sera. Era il nostro bellissimo, felice e amorevole ragazzo. Chiediamo che in questo momento di dolore sia rispettata la privacy della nostra famiglia“. Poche parole.

In quel periodo Nick Cave, sull’onda del successo e dell’ottimo riscontro della critica dell’album Push the sky away, aveva cominciato a lavorare con i Bad Seeds al disco Skeleton tree, che finì inevitabilmente dall’essere investito dal tragico evento. Il disco aveva una copertina nera come la pece, e otto canzoni attraversate da un dolore sordo, acuto, indescrivibile, dove però si poteva intravedere il percorso umano e spirituale che aveva in qualche modo portato all’artista una certa pace interiore. Dall’iniziale Jesus alone, dove si rivivono i momenti della perdita del figlio, si menzione il tentativo di consolazione della propria moglie con Rings of Saturn e Girl in amber, per poi entrare nel vortice del passato, fatto di forte dipendenza dalle droghe e da uno stile di vita maledetto (Magneto e Anthrocene), per far affiorare il sottile e terribile pensiero che forse tale tragedia se l’è meritata, e che la vittima è un innocente. Tuttavia con I need you capisce che il ricordo del figlio è qualcosa che porterà sempre dentro di sé, e con le ultime due canzoni, Distant sky e la title-track giunge alla conclusione che suo figlio ora è in un posto migliore. Dalle tenebre alla luce!

Lo scorso anno comunque erano cominciate a circolare le voci (poi confermate dalla stessa moglie) delle lavorazioni per il nuovo album a Los Angeles. Tali voci mi avevano indotto a pensare che probabilmente adesso Nick e i suoi compagni cercassero un approccio più “rock”, dopo aver attraversato le lande desolate del lutto. E invece Ghosteen è quanto di più alieno e siderale si potesse pensare…

Se non ci fosse scritto sulla copertina, si farebbe fatica a pensare che questo è un album dei Bad Seeds. Ma nello stesso tempo, giù il cappello davanti ad un uomo che, artisticamente parlando, non si adagia sugli allori, e a oltre sessant’anni continua a rimettersi in gioco.

Il disco torna prepotentemente e direttamente sull’argomento della perdita del figlio, ma stavolta la prospettiva è quella di una pace ritrovata, soprattutto scavando nel profondo del dolore. La copertina “paradisiaca” è la prospettiva di un mondo (quello eterno?) cui tutti tendiamo. L’album si divide in due dischi: il primo, composto da otto canzoni, parla della prospettiva dell’infanzia; il secondo, composto da tre canzoni, di cui due sono suite, è la riflessione adulta su tale mondo.

Come dicevo poc’anzi, il disco è completamente diverso da qualsiasi altra cosa Nick Cave abbia fatto in passato con i Bad Seeds, nonostante gli evidenti richiami al disco precedente. La base ritmica è quasi annullata: chitarre, batteria e refrain assenti, tappeti sonori sintetici e/o orchestrali per mini-colonne sonore spesso tendenti all’ambient-drone intessute da Warren Ellis dove Cave si staglia con immagini e storie potenti e indelebili. In più, quella voce capace ancora di spezzarti l’anima in due. Ghosteen è un concept sulla perdita, il dolore e sull’unico modo per combatterli: l’Amore. E’ questa la chiave di tutto!

“Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto” (1 Cor 13,11-12)

E’ questa la prospettiva del ricordo di Elvis nel primo pezzo (Spinning song), o le dolcissime armonie di Bright horses. Waiting for you fa riemergere il ricordo dei funerali, e la melodia dolceamara fa emergere il piano di un padre, che confida nella Risurrezione per poter rivedere suo figlio. Night raid fa riapparire i momenti dello sconforto e della solitudine, del silenzio del lutto, mentre Sun forest riporta l’immagine del ritorno al cielo. Galleon ship riporta ancora intense immagini cariche di tenerezza paterna, mentre Ghosteen speaks è lo spirito del figlio che non ha mai abbandonato suo padre e sua madre. Leviathan sfuma nel suo amore per il figlio perduto…

Nel secondo disco abbiamo i flussi di coscienza di Ghosteen e Hollywood e Fireflies (nome del sito dove Nick intrattiene un filo diretto col suo pubblico, e sul quale a sorpresa ha annunciato la pubblicazione di questo disco, rispondendo ad un fan che gli chiedeva quando sarebbe arrivato).

Un disco intenso e poetico, dolente e pieno di speranza e di fede. Perché quando un uomo sopravvive a suo figlio non sa trovare altra spiegazione che nell’Amore. Nick Cave è un uomo che prima, nel video di Nick the stripper (Birthday Party, 1981), impersonava l’inferno e baciava le capre, oltre a dimenarsi in una danza spastica e blasfema; qui giunge a riconoscere l’innocenza e la purezza di un Agnello, disegnato sul libretto dei testi. E’ un uomo che ha compiuto un cammino, ed è riuscito a vedere la luce anche tra le tenebre più fitte, e soprattutto ha riconosciuto in un Uomo (Gesù, citato tantissime volte tra le pieghe di queste canzoni) il senso più alto e più vero di ogni cosa. Ghosteen è un disco bellissimo!

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