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Ancora una riflessione su Manchester…

L’ennesimo attentato, l’ennesima strage di innocenti. Stavolta ad essere coinvolti sono specialmente bambini, adolescenti, esseri umani che non sanno minimamente la causa per cui son morti: ignorano il terrorismo, ignorano cosa significhi “strategia del terrore” e non sono a conoscenza delle rivendicazioni pseudoreligiose/pseudopolitiche. Questo mi porta a pensare che se i terroristi dovessero iniziare a puntare ai bambini, l’Europa Unita s’accorgerebbe davvero cosa significhi subire attacchi terroristici come in Cecenia, in Siria, in Palestina o nell’ex Jugoslavia dove buona parte delle vittime sono state, e sono, bambini. Oggi sembra d’assistere ad una scoperta tutta occidentale all’orrore decennale dell’Est. Leggo, giustamente, di gente indignata contro un attacco rivolto ad esseri così piccoli ma ciò che mi sconvolge è intravederci uno stupore “inedito” nelle loro parole. Mi chiedo allora se l’Unione Europea più che sortire l’effetto di un’unione economica di stampo comunitario (con anche il fine politico d’evitare guerre e crisi internazionali) non abbia generato in realtà l’effetto collaterale di farci sentire dentro una barriera impenetrabile dove, poco più in là, ci sono le già citate Siria, Cecenia, Serbia o Bosnia: luoghi che abbiamo sempre reputato come “esterni” con “problemi loro”. Ma adesso la barriera impenetrabile si è ristretta e inizia a mostrare il fianco al nostro menefreghismo.

Le ultime vicende europee dimostrano come le istituzioni vadano in crisi al minimo accenno di instabilità: l’avanzare delle politiche estremiste sono paurosamente poco contrastate, il razzismo dilaga come un virus per cui non sembra esistere vaccino (o se c’è fa venire la malattia del “buonismo” quindi per alcuni meglio rimanere arroccati sulle proprie convinzioni), le nazioni fanno referendum per uscire dall’Unione Europea, il nazionalismo si preferisce al comunitarismo, il terrorismo è contrastato con mezzi inefficaci e insufficienti, le sporadiche azioni militari non sortiscono nessun effetto e spesso colpiscono chi non dovrebbero, una cultura anti-terrorismo non c’è, un vero programma d’educazione religiosa al fine di evitare i radicalismi non c’è, le missioni ONU sui territori in crisi funzionano male o spesso sono poco supportate (qualcuno sa cosa sta succedendo attualmente in Kosovo?), di “casa loro” non ce ne frega assolutamente niente (l’importante è che non vengano a “casa nostra”) e all’Isis si sta lasciando il possesso del Nord Africa potendo così gestire la tratta umana afro-europea. E nel frattempo l’informazione punta all’ostentazione grottesca di ogni orrore, perché tutto fa scena…

Non sono d’accordo nell’affermare che viviamo, attualmente, in una situazione di pace, piuttosto direi che viviamo in un limbo di “non pace e non guerra”; questa dicotomia ci salvaguarda dalle azioni militari di stampo bellico, ma non ci salva dal terrore psicologico che, per certi punti di vista, è ben peggiore. Da cosa dobbiamo difenderci, e da chi? Non lo sappiamo noi e non lo sa l’Unione Europea. E i pregiudizi dilagano. Ma a noi basta un “Pray for…” per superare la giornata…

Ma per terminare, ecco la foto della più giovane delle vittime di Manchester: si chiamava Saffie Rose Roussos, aveva 8 anni. Una “crociata”! Proviamo a guardare i suoi occhi, il suo sguardo, il suo sorriso…
I “valorosi” combattenti dell’Isis avranno il coraggio di pubblicare questa foto sulle loro riviste, soprattutto sui loro spregevoli siti dove inneggiano all’assassinio di questa bimba come a una grande e onorevole vittoria? Avranno il coraggio di sostenere ancora che loro non colpiscono gente innocente? Avranno il coraggio di guardarla veramente negli occhi? Avranno il coraggio della vergogna e forse sentirsi nuovamente uomini e non bestie?

 

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2 pensieri riguardo “Ancora una riflessione su Manchester…

  • Questi sono una piccola parte dei musulmani, la frangia più estrema ed incontrollabile. Ma quelli che sono i musulmani moderati o i vari muazin delle diverse moschee perché non condannano queste azioni, perché non ne prendono le distanze, perché non collaborano per segnalare alla polizia i potenziali estremisti? Ma proviamo ad immaginare se i kamizaze fossero estremisti cristiani che si fanno esplodere nelle moschee. Come reagirebbero i vertici della Chiesa ed i capi di stato?

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  • Pasquale Pierro

    E’ una domanda interessante la tua. Ci sono molti nodi controversi nella questione, ma posso anche dire che il problema propriamente detto non appartiene alla religione islamica, quanto alla sua subdola strumentalizzazione. Nell’Isis ci sono interessi che van ben al di là dell’imposizione delle leggi coraniche: non vi è un progetto vero e proprio per costruire un’alternativa, ma solo distruzione e terrore. Credo che questo spieghi molto.

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