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Il Film “Le Confessioni”. Si può comprare anche il perdono di Dio?

In un imponente albergo di lusso tedesco si stanno per riunire i ministri dell’economia degli otto paesi più ricchi della Terra per decidere la manovra finanziaria per uscire dalla crisi economica. La seduta dovrebbe essere presieduta dal presidente del Fondo Monetario, Daniel Roché (interpretato da Daniel Auteuil), che per l’occasione (la seduta inizia nello stesso giorno del suo compleanno), si è preso la libertà di invitare una celebre scrittrice per bambini, tale Claire Seth (interpretata da Connie Nielsen), una famosa rockstar (interpretato da Johan Heldenberg), che la prima sera, dopo cena, si mette a suonare con tutti Walk on the wild side di Lou Reed, e un silenzioso monaco certosino, Roberto Salus (interpretato da Toni Servillo), che ha una singolare passione: registrare il canto degli uccelli. Una compagnia piuttosto surreale per un summit in cui si dovrebbero prendere delle decisioni sul destino dell’economia europea… Non per niente viene da subito spiegato che in un mondo avido e senza cuore come quello della finanza, la presenza dei tre illustri ospiti dovrebbe ricordare al summit di concedere all’umanità il privilegio di rifugiarsi ancora in qualche “illusione”. Viene da chiedersi da subito però quale sia la vera illusione…

Il monaco, introverso e silenzioso, ha scritto diversi libri di teologia e spiritualità, giudicati “poco ortodossi”, ma che non hanno impedito a Daniel Roché di rimanerne affascinato, tanto da chiedere il suo invito con l’obiettivo di confessarsi. Ed è così che la sera stessa, dopo cena, il potente economista e il monaco si appartano, e inizia un lungo e tormentato colloquio dove Roché esprime tutto il peso di una vita legata a doppio filo con le sorti della finanza mondiale, e come questa abbia dei risvolti seri tanto sul destino di milioni di persone («Il mondo è ingiusto. La democrazia è una menzogna. Nei Parlamenti ci sono solo anime morte. I politici di oggi sono illusionisti, uomini d’affari», spiega Roché a Salus), quanto sulla sua stessa vita, sempre più scollegata dalla realtà (la pretesa di non vivere il presente, di anticipare il futuro, di essere padroni del tempo, e addirittura di poterlo comprare).

Il mattino seguente il potente economista viene ritrovato morto nella sua stanza. Si è suicidato, soffocandosi con un sacchetto di proprietà del monaco. Immediatamente i sospetti gravitano attorno alla figura di Roberto Salus, messo sempre più alle strette dai vari economisti lì presenti, non tanto interessati alla morte di Roché, quanto alla reazione che i mercati possano avere per la notizia di questa morte. E poi sono ossessionati dall’idea che Roché abbia potuto confidare al monaco qualche pesante segreto relativo alla spietata manovra finanziaria che stanno per approvare, definita dallo stesso Roché “un’apocalisse”. Il monaco mantiene con serafica e incrollabile serenità il silenzio circa il dialogo avuto con Roché, e questo mette sempre più in crisi la potente compagnia.

Il film quindi comincia ad alternare scene che vanno dal dialogo tra Salus e Roché, che via via si addentra nel tormento dell’economista, accompagnando l’intero film sino alle scene finali, e i risvolti ossessivi del resto della compagnia che cerca di neutralizzare il monaco e i suoi silenzi. E così inizia un percorso metafisico e sociologico, che cerca di spiegare la disumanizzazione delle leggi del mercato e dell’economia internazionale, fondate praticamente sul nulla (il tutto rappresentato da un incomprensibile e irrisolvibile algoritmo, teorizzato dallo stesso Roché, che a suo modo di dire è affascinante, ma non vuol dire nulla), e la prospettiva religiosa che prende sempre più corpo nell’ascolto e nelle parole di Roberto Salus. Il tempo non è qualcosa che si può comprare, ma una “variabile dell’anima”, dove l’uomo entra dentro sé stesso, così come alle spietate leggi del denaro, il monaco oppone il silenzio, come prova di ciò che non si può comprare: la libertà umana.

Il G8 sta per approvare delle misure economiche terribilmente drastiche, e che avranno pesantissime ripercussioni soprattutto sui paesi più poveri. Non vi è umanità in queste decisioni, non vi è pietà, ma solo bieco interesse. I valori sono solo l’apparato del nulla, e il capitalismo si fonda sull’illusione, ma nella sostanza divide il mondo in oppressi e oppressori. Il mondo non deve sapere, ma soltanto lasciarsi cullare dall’illusione, dettata dalle parole vuote della politica e della finanza. Quando non c’è la soluzione, allora è sempre più semplice puntare il tutto su “quello che non c’è”. Ma “quello che non c’è” non è Dio (come pensa la scrittrice. Anzi “Dio esiste, ed è qui”, le ricorda Salus”), ma il mondo trasformato e ingabbiato dalle leggi del mercato: queste vorrebbero l’uomo ad immagine di una macchina da manovrare. Infatti Roché si è suicidato, usando all’uopo un sacchetto di plastica caduto dal balcone della stanza del monaco, e vuole confessarsi non tanto per liberare la sua anima dal peso del peccato (di cui non è affatto pentito), ma per “comprare” il perdono. Non potendolo ottenere accetta tranquillamente di non farsi assolvere da Salus, ma non avendo altre possibilità per poter uscire dalla crisi di coscienza che lo attanaglia (le cosiddette “catastrofi più devastanti di quelle contabili”), come ultima soluzione non ha che la morte.

Ma l’uomo è molto di più di tutto questo. Infatti simbolicamente la passione per gli uccelli da parte del monaco porta alla metafora di ciò cui tutti devono fermarsi per ascoltare. Bisogna fare silenzio, e ascoltare… Ascoltare la voce di Dio, che si materializza nel commiato finale, dove il monaco mette in fila tutta una serie di citazioni evangeliche sulla giustizia e la dignità dell’uomo. Bisogna far silenzio e liberare il mondo dal male di una finanza demoniaca (rappresentato dal cane Ralph, “esorcizzato”, e che cambia identità, diventando Bernardo), che si aggira per il mondo “come un leone ruggente cercando di divorare” (1 Pt 5,8).

Rispetto a Viva la libertà, che si preoccupava  che si preoccupava di dare slancio e passione ad una politica assuefatta e chiusa, Roberto Andò affronta la tematica dell’economia mondiale, soprattutto facendo leva sugli anni della crisi e sulle varie soluzioni proposte, che poi altro non sono che il cappio alla gola messo al collo dei paesi più poveri. La tematica di un capitalismo disumano viene posta in contrasto con la serenità evangelica di un monaco, che diventa suo malgrado l’ago della bilancia di un sistema illusorio e vuoto. Il monaco ricorda ai potenti della terra che il destino dell’uomo non è nel calcolo freddo, cinico e spietato, che poi altro non è che l’autogiustificazione di ogni catastrofe, ma nel cuore di Dio, che all’uomo ha donato la libertà e Sé stesso.

La risposta al male è Dio stesso. E in un mondo che si è dimenticato di Dio, le leggi del mercato sono l’arma dell’autodistruzione. Se non torna a Dio, è allora difficile, se non impossibile, tornare all’uomo. Il silenzio è dettato dal “si, si, no, no”, poiché tutto il resto viene dal maligno. Roberto Andò offre in questo film una sua personale rappresentazione de Le confessioni di Sant’Agostino, attualizzandone il contesto, e cercando di riportare l’uomo alla sua originaria armonia.

Data di uscita nelle sale: 21 aprile 2016

Regia: Roberto Andò

Pasquale Pierro

confessioni

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