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Perchè Sanremo è Sanremo

Fine dello show.  Cala la tela sullo spettacolo più seguito dell’anno.  Molti di noi hanno perso il sonno per seguire la lunghissima performance televisiva.  Più di una persona su due ha visto Sanremo. Però il giorno dopo  moltissimi negavano di averlo visto.-Io? Ma ti pare che vedo Sanremo !?- E si lasciavano immaginare intenti a  fare qualcosa di  cultura superiore al festival.  Va da sé che a molti non piaccia il genere, ma perché negare l’evidenza quando  i numeri parlano chiaro?

Io lo vedo, e l’ho visto e seguito da anni, come seguo anche altro. E mi diverto con l’accumulo degli anni sulle spalle a  cercare i paragoni con le mode, estetiche e musicali degli anni –e perché no dei decenni – scorsi.  Un esempio: quest’anno  quasi tutti hanno optato per l’eleganza degli abiti. Avete notato che le donne, anche le giovani portavano abiti lunghi, più o meno merlettati o audaci, ma lunghi ed eleganti?  A parte qualche eccesso  di decorazione floreale, le donne erano veramente glamour, sia negli abiti sia nel trucco e le acconciature, apparentemente casual, con riccioli  ribelli che sembravano essere sfuggiti alle forcine, ma che stavano a posto come mai capiterebbe a qualcuna di noi.

Gli uomini quasi tutti in giacca, smoking o no, senza età, giusto qualche cappellino per coprire incipiente calvizie… La presentatrice con  abiti che mai indosserebbe nella sua vita professionale e tacchi impietosi che hanno causato un inciampone in diretta.

Chi è uscito fuori dal mucchio ?  Il vincitore.  Il primo giorno in maglioncino arancione, poi elegante anche lui, ma con scambio di abiti con un simpaticissimo scimmione ballerino. E  solo ricordarlo ci porta ad un sorriso. State sorridendo anche voi vero?   Dove sono finiti i giovani contestatori  che usavano  anche la musica per sfondare  il muro della società e dire qualcosa di nuovo?  Andare al festival in jeans significava rompere gli schemi sociali e irrompere nella società con  l’irruenza e l’energia delle nuove generazioni.  All’epoca anche andare a scuola in jeans fu una  conquista, via il grembiule nero per le donne, via i pantaloni corti con i calzettoni per i ragazzi.

Il festival è un grande specchio del costume del momento. Si cerca ora solidità, appiglio nelle certezze, sicurezza per il futuro. E le scelte dell’arguto direttore artistico  sono in linea con il polso del momento: ospiti rassicuranti o che toccano il sentimento comune (volontari, anziani, forze dell’ordine, persone con disabilità…)  musiche e testi ottimistici o speranzosi, vien da pensare che abbia dato anche un dress code. Il festival del buonismo e della buona gente d’Italia.  Tutto in sintonia, luci, abiti, musiche.

Però… una caduta di stile per l’estetica erano i fiori. Mazzi brutti e sgraziati che non fanno onore alla città ospite.  A una signora non si deve offrire un mazzo di fiori da tenere con due mani…come potrebbe con gesto elegante poggiarlo su un avambraccio come si fa con un bimbo piccolo? Sembrava di comprare i carciofi al mercato! Ma la magia dello spettacolo funziona sempre. Qualche ora di svago dalla vita  quotidiana, qualche comico o imitatore pungente e graffiante, e noi  a  cercare un’emozione nei versi e nella musica.  E l’abbiamo avuta in mezzo al divertimento. La vita è perfetta  e che sia benedetta, nonostante  tutto. Se cadi di aspetta.  Valeva la pena anche quest’anno di immergerci nel nazional popolare show di Sanremo  per condividere  questo bellissimo mantra.  All’anno prossimo !

Maria Rosaria Milana

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