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“In guerra per amore”: il nuovo film di Pif

Si può preferire un male ad un altro? Può essere moralmente accettabile la teoria del “male minore”? E’ a queste domande che vuole rispondere In guerra per amore, il nuovo film di Pif (nome di battesimo Pierfrancesco Diliberto), nelle sale cinematografiche dallo scorso 27 ottobre.

Il talentuoso regista, giornalista, conduttore televisivo palermitano si cimenta con una nuova fatica cinematografica, dopo lo straordinario esordio de La mafia uccide solo d’estate, cercando di seguire un filo logico/tematico consequenziale. In guerra per amore segue in tutto il film precedente, ma non lo fa in senso lineare, ma scende in profondità, nella storia, nella cultura, cercando di individuare le cause dell’orrore descritto nella prima opera (mantenendo peraltro i nomi di Arturo Giammarresi per il personaggio interpretato da Pif e Flora Guarnieri per il personaggio interpretato da una brava Miriam Leone, che finalmente offre un’interpretazione senza sbavature). E per fare questo Pif si prende l’onere di aprire uno dei capitoli più oscuri della storia siciliana: quello della guerra di resistenza.

Siamo nel corso della Seconda Guerra Mondiale, e la Sicilia, come tutto il resto d’Italia, è occupata dai soldati nazisti. Il Governo Mussolini è prossimo alla capitolazione, e la fine della guerra è ancora un lontano miraggio. Dall’altra parte dell’oceano il Governo Americano sta valutando l’ipotesi di entrare in guerra in Europa, e principalmente di sbarcare in Sicilia, e per poter riuscire nell’operazione si mette in contatto con Lucky Luciano, potente boss italo-americano. Arturo nel frattempo è follemente innamorato di Flora, che le ricambia il suo amore, ma a rovinare i piani di una vita felice insieme c’è la promessa di matrimonio che Flora è obbligata a rispettare con Carmelo, figlio del potente braccio destro di Luciano. C’è una sola soluzione per Arturo: andare in Sicilia e chiedere la mano di Flora direttamente a suo padre; solo così potrà finalmente sposarla.  E così Arturo si ritrova quasi casualmente arruolato nell’Esercito Americano, pronto a sbarcare in Sicilia. Solo che Carmelo, conosciute le volontà di Arturo, si mette in contatto con i boss siciliani per farlo uccidere.

Una volta arrivati in Sicilia gli alti ufficiali americani avviano delle trattative con Don Calò, potente boss della zona, e si offrono di liberare dalla galera tutti i mafiosi incarcerati in cambi di informazioni. In Sicilia Arturo lavora a fianco del tenente Philip Chiamparino, che una volta conosciute le vere ambizioni dei mafiosi e la corruzione dell’esercito americano, decide di dimettersi e di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti di ciò che sta avvenendo. In particolare lamenta il fatto che per sconfiggere una dittatura, se ne sta costruendo un’altra, più longeva e ugualmente spietata, solo che viene ipocritamente camuffata col termine di “democrazia”.

Arturo finalmente riesce ad incontrare il padre di Flora e riesce ad ottenere la sua mano, ma per uno scambio di persona i sicari mafiosi uccidono il tenente Philip, credendolo Arturo. E così lui decide di tornare negli Stati Uniti, e vuole far sapere al Presidente cosa realmente sta accadendo, e di come il tenente Philip ci tenesse a difendere sul serio la giustizia.

Pif apre una pagina oscura della nostra storia, e ci chiede se è lecito barattare un male con un altro. La risposta è ovviamente no! Perché questo non è altro che barattare una dittatura e una barbarie con un’altra. Non si sconfigge il male; semplicemente si cambiano gli attori in campo ottenendo come risultato la stessa oppressione, solo che la seconda ha la presunzione di definirsi “democratica”.
Ma come nel film precedente, Pif non si limita a denunciare, ma cerca anche di conservare il candore e la bellezza del popolo siciliano, che ancora crede nei grandi sentimenti, che sa difendere le proprie tradizioni (la nonnina che vuole difendere la statua della Madonna dai bombardamenti), e sa riconoscere quando si fida delle persone sbagliate (il nonno che getta dalla finestra il simulacro di Mussolini, che resta impigliato a testa in giù tra i fili dei panni stesi, evidente richiamo a Piazzale Loreto). Lo sa fare con grande maestria e umanità. L’amore muove tutte le cose, ed è per amore che si può rischiare la vita, e rifiutare l’ingiustizia. Le cose possono cambiare, ma occorre la tua volontà. Questo viene detto ad un bambino, e quindi viene ancora tramandato al futuro!

 

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